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Dal sergente Hartman a Don Abbondio: la Juventus è di Allegri
Pubblicato
7 anni fa|

Comunque andrà, sarà una rivoluzione. L’addio di Antonio Conte ha sconvolto la Juventus ed i suoi tifosi, che vedevano nel tecnico pugliese un totem imprescindibile. Il futuro ha il nome ed il volto sereno di Massimiliano Allegri. I due allenatori non hanno niente in comune, se non il ruolo ricoperto, interpretato antiteticamente. Dalla guida forte del sergente Conte alla condotta meno incisiva dell’ex tecnico del Milan, il passo è lungo, lunghissimo.
Antonio Conte, ex allenatore della JuventusLA JUVENTUS ERA UNA CASERMA – Una squadra forte, temprata dal carisma del suo condottiero e fortemente radicata nell’idea del successo a tutti i costi. Antonio Conte aveva costruito una creatura perfetta, capace di tornare a dominare in Italia dopo il buio degli anni post-Calciopoli ed in grado di identificarsi nei colori di una società e nei simboli di una storia vincente. Il rapporto tra Conte e la Juventus non era un semplice legame lavorativo, ma quasi un vincolo di sangue. Il tecnico aveva saputo placare l’animo fumantino dei calciatori dal carattere più complicato (Tevez e Pogba su tutti), trasformando ogni sentimento in foga agonistica. La sua Juventus era un Panzer guidato sapientemente dal suo sergente. Più che una squadra di calcio, era una caserma in cui erano tutti felici nel momento in cui arrivava l’agognata vittoria.
LA JUVENTUS È UN REBUS – Il suo successore è Massimiliano Allegri. Vincitore di un campionato di C1 nel 2008 (con il Sassuolo) e di uno scudetto col Milan nel 2011, il tecnico livornese, nonostante possieda indiscutibili qualità sul piano tattico e nell’interpretazione degli incontri, non ha mai evidenziato un carattere forte, fondamentale per aver presa su un gruppo come quello juventino. Negli anni milanisti, conclusi con l’esonero del gennaio scorso, ebbe non pochi problemi nella gestione del gruppo e si rese protagonista di alcune scelte discutibili (fu lui, di fatto, ad allontanare Pirlo). L’approdo di Allegri mette in discussione inoltre il mercato in entrata (l’approdo di Iturbe è sfumato, Evra e Morata sono due rebus) e quello in uscita (Pirlo potrebbe prendere in considerazione l’idea di andarsene). E poi il modulo. Allegri utilizza dai tempi di Cagliari il 4-3-1-2, ma la Juventus non ha in questo momento i presupposti tecnici per giocare in quel modo. Normalmente, le rivoluzioni portano con sé dei sentimenti di speranza, mentre in questo caso vince la rassegnazione per un ridimensionamento che appare inevitabile. I fasti dell’era Conte sono già racchiusi in una foto in bianco e nero.
Antonio Casu
@antoniocasu_
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