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L’erba del vicino è sempre più… italiana!

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“Ma tu vuoi paragonare i campionati esteri alla serie A italiana?” Esattamente, e in questa overvaluation provo a mostrarvi che è inutile idolatrarli perché sono come noi, soprattutto nei vizietti peggiori. Buona lettura.

Dagli avvenimenti degli ultimi giorni, sembra emergere chiara una notizia: non solo noi non abbiamo nulla da imparare dai campionati esteri, ma anzi, gli altri ci sono superiori perché hanno imparato benissimo la nostra lezione. Spagna, Francia, Inghilterra: i protagonisti non sembrano orgogli nazionali ma società di oriundi di origine italiana che nello sport più mediatico del mondo ricordano molti comportamenti affini al Bel Paese. Ma andiamo con ordine

Leo Bartomeu, nuovo Presidente del Barcellona

Leo Bartomeu, Presidente del Barcellona col mercato all’italiana

INGHILTERRA: PANCHINE BOLLENTI E PRIMO NON PRENDERLE – Quante volte abbiamo detto, di fronte a molte vicissitudini del nostro calcio, che qui c’è troppa tensione e nessuno ha il tempo per lavorare? Sorpresa: non solo il Manchester United ci dà ragione (cambiare in corsa può essere giusto, se doveroso) ma si permette anche il piccolo dramma finale del tradimento, che noi storicamente non sopportiamo (ve lo ricordate capello alla Juventus dopo essere stato alla Roma?). A decidere l’addio di Moyes è stato lo stesso Ferguson che l’aveva prescelto dopo il suo ritiro. Come dire:” Tu quoque Alex, pater mi….”. Invece Mourinho, per apprendere, usa direttamente il materiale video: non si spiegherebbe altrimenti il super catenaccio all’italiana con cui ha deciso di (non) giocare l’andata di Champions contro l’Atletico Madrid. Il giorno dopo si sprecano le ironie ma nessuno considera una cosa: il Chelsea aveva diversi assenti ed una condizione psico-fisica (dopo la sconfitta  interna col Sunderland) molto peggiore degli avversari. Un punto preziosissimo senza mai rischiare, e a Londra si prevede una bolgia a parti inverse.

BARCELLONA E PSG SFOGLIANO LA MARGHERITA: MERCATO Sì, MERCATO NO.. – Altra critica alla serie A italiana: siamo sempre più poveri e spendiamo pochissimo. Peccato che, a quanto pare, anche qui abbiamo ragione noi. Il Barcellona, a forza di spendere, ha il mercato sub iudice (sono all’esame i documenti presentati dai blaugrana per difendersi) per trasferimenti irregolari (anche qui ne siamo maestri, dai pagamenti di Lentini, alle doppie firme di Figo, ben venti anni fa…) e il PSG, purtroppo o per fortuna, non potrà far esplodere completamente la sua bocca da fuoco sul mercato, per non incappare nel fair play finanziario. Quindi la Juventus può dire addio ai 70 milioni possibili per Pogba, e questa non è proprio una bella notizia per la ripresa calcistica italiana . In serie A, invece, nessuna società rischierà nulla: potere dell’austerity, ma anche un po’ di programmazione italiana, finalmente.

E’ ITALIANA L’UNICA VITTORIA DI CHAMPIONS – Nonostante giocassero Real e Bayern, alla fine il vincitore è stato solo uno: Carlo Ancelotti. Con gli scemi imparati nella serie A italiana e le ripartenze che tanto felice fecero il suo Milan. Un  esempio per tutti l’azione del gol: quando Cristiano Ronaldo ha la palla, subito tre giocatori (uno a sinistra, uno al centro e uno a destra) aprono gli spazi, costringendo la retroguardia tedesca ad allargarsi. Quando l’uomo a sinistra (Coentrao) riceve la palla, nel tentativo di fermarlo, i bavaresi lasciano scoperto l’uomo al centro (Benzema), libero di insaccare. Prima ancora che di tecnica, questione di tattica, in cui la scuola italiana è prima al mondo. Quindi, l’Europa ce lo insegna: prima di darci per finiti, pensateci due volte…

Modestino Picariello

 

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