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Napoli-Juventus e la punizione impossibile di Maradona

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Diego Armando Maradona portò il Napoli al trionfo sulla Juventus di Platini

Una sinfonia stonata, la nona bianconera, ed un Inno alla gioia, anch’esso di beethoveniana memoria, ma a tinte azzurre. L’antagonismo tra Napoli e Juventus è l’elemento che più identifica il fascino del calcio italiano degli anni Ottanta, caratterizzato dalle sfide tra due artisti del pallone, geni che si muovevano in campo come danzatori trascinati dalla musica classica più soave. I protagonisti in questione sono Diego Armando Maradona e Michel Platini. Quella che segue è la storia di un Napoli-Juventus spettacolare: era il 3 novembre 1985.

Maradona trascina il Napoli verso il successo contro la Juventus

Maradona trascina il Napoli verso il successo contro la Juventus

LA NASCITA DEL GRANDE NAPOLI E LA JUVE DI TRAPATTONI – I mitici anni Ottanta e la chiusura del suo primo lustro: il 1985 fu l’anno di We Are the World, del Live Aid, della nascita di Super Mario, di Gorbacëv presidente dell’URSS e della triste notte dell’Heysel. In Italia il genio argentino ed il re francese riempivano le scene del calcio e della cultura pop. Il primo giocava da un anno a Napoli ed aveva assunto da subito un ruolo da icona, il secondo intanto conquistava l’Italia, l’Europa ed il mondo intero. Quell’anno nacque un grande Napoli, capace un anno dopo di vincere un titolo storico, mentre la Juventus, guidata da Trapattoni, trionfò in quella stagione, coronata inoltre dalla vittoria della Coppa Intercontinentale.

CAMPIONI CHE VANNO, CAMPIONI CHE RESTANO – E dire che quel campionato apparve all’inizio ridimensionato rispetto ai precedenti. Nell’estate dell’85’, infatti, molti campioni della Serie A si trasferirono altrove: la Roma, campione d’Italia due anni prima, perse Falcão, la Fiorentina Sócrates, l’Udinese Zico. Napoli e Juventus invece poterono continuare a coccolare i rispettivi fenomeni, pronti a sfidarsi fino all’ultima magia.

JUVENTUS, FORZA OTTO – I favoriti quell’anno erano i bianconeri, alla ricerca del riscatto dopo una stagione deludente. L’avvio di campionato confermò le aspettative: otto successi nelle prime otto partite, un filotto perfetto ed una fama da invincibili difficile da smentire. Il Napoli, dal canto suo, soffriva invece di pareggite: tre successi, quattro pari, una sconfitta e sei punti da recuperare sui rivali juventini. La squadra di Ottavio Bianchi arrivò alla sfida del San Paolo con la Vecchia Signora dopo una sconfitta con il Torino, che sembrava poter pregiudicare la corsa verso il titolo. Tuttavia, il calcio non è matematica, e lo scontro diretto si sviluppò in modo sorprendente.

IL SAN PAOLO, UNA BOLGIA – La cornice di pubblico che accolse le due squadre era da brividi: il San Paolo era gremito in ogni ordine di posto, e nella testa di tutti il sogno era quello di fermare la capolista. Quel giorno la Juventus fu irriconoscibile, apparve quasi appagata. Il Napoli prese subito in mano il pallino del giocò e dominò il primo tempo, andando più volte vicino al vantaggio, ma non riuscendo tuttavia a concretizzare le occasioni avute. La porta difesa da Stefano Tacconi sembrava essere stregata. Sembrava. Nella seconda frazione ci si sarebbe potuto aspettare una reazione dei bianconeri, magari una magia di Platini, ed invece i padroni di casa continuarono a macinare gioco, creare occasioni ed entusiasmare un pubblico in delirio, ansioso di festeggiare  un vantaggio che sarebbe stato più che meritato. Quel vantaggio alla fine arrivò, ed arrivò con un’invenzione, concepibile solo dai grandi del calcio.

OLTRE LE LEGGI DELLA FISICA – Minuto 72: l’arbitro Redini comandò un calcio di punizione indiretto a favore del Napoli, all’interno dell’area di rigore della Juventus. La posizione era pericolosa, ma segnare da lì non era facile. In posizione di battuta si presentarono Eraldo Pecci e, soprattutto, Diego Armando Maradona. In molti si affacciò allora il pensiero che il punto di battuta fosse troppo vicino alla porta perché una parabola dell’argentino potesse finire in rete. Probabilmente quell’idea era sostenibile anche dalle leggi della fisica, ma Maradona seppe sfidarle, e vinse. Pecci toccò il pallone ed il numero 10 partenopeo liberò una palombella letale e leggera allo stesso tempo: Tacconi non poté far nulla, il pallone si infilo magicamente sotto il sette ed andò ad insaccarsi in rete. In quel momento il pubblico incredulo esplose in un boato assordante, udibile probabilmente in tutta Napoli. La gioia si rinnovò con maggiore intensità al triplice fischio finale: il Napoli vinse 1-0, fermò la Juventus degli invincibili e capì in quel momento di essere diventata grande.

Antonio Casu
@antoniocasu_

Inseguo il sogno di diventare giornalista dal 1989, anno in cui sono nato. Appassionato di ciclismo e calcio, mi impegno per raccontare il mondo dello sport da un punto di vista particolare, un po' eclettico, un po' folle.

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