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Champions League, disastro Italia: l’Europa ci deride
Una sola squadra qualificata agli ottavi di Champions: all’Italia non era mai successo. Da quando la Champions è a 32 squadre (1999/2000) è la prima volta che accade. Il rapporto con gli altri tre grandi campionati europei è impietoso. L’Inghilterra porta avanti quattro squadre, come la Germania, mentre la Spagna ne presenta 3 (fuori solo la Real Sociedad). Certo, il Napoli è stato sfortunatissimo, perché è la prima volta che una squadra esce con 12 punti, gli stessi dei campioni d’Inghilterra dell’Arsenal e dei vice campioni d’Europa del Borussia Dortmund.
MILAN E JUVE, CHE PENA! – Agli uomini di Benitez non si può rimproverare nulla, visto le corazzate che hanno incontrato, e, anzi, sale la rabbia a vedere negli ottavi lo Zenit, che di punti ne ha presi la metà ed è stato umiliato ieri sera dall’Austria Vienna. Il giudizio sulla Juventus, invece, è impietoso e anche il Milan ha faticato le pene dell’inferno per passare. I gironi di bianconeri e rossoneri erano tutt’altro che proibitivi eppure gli uomini di Conte e Allegri hanno collezionato complessivamente 3 vittorie su 12 incontri. La Juventus non è riuscita a fare bottino pieno contro il modesto Copenaghen e si è fatta imporre il pari casalingo da un Galatasaray che fuori casa ha perso sia a Madrid che in Danimarca. Il Milan si è salvato ad Amsterdam con un rigore inesistente, e ieri, in casa, ha sofferto sia in 11 che in 10. Le uniche due vittorie dei rossoneri, con il Celtic, sono nate grazie a episodi fortunosi (all’andata, tiretto di Zapata deviato, mentre al ritorno due gol da calcio d’angolo in cui i giocatori scozzesi hanno fatto le belle statuine). E neanche i due punticini complessivi presi con Real e Barcellona sono granchè. E’ vero che parliamo di due corazzate, ma, se è vero che il Basilea (!!!) ha battuto 3 volte negli ultimi 4 incontri il Chelsea, si poteva e si doveva pretendere di più dalle nostre italiane. Insomma, anche a livello di gioco l’Italia ha fatto pietà.
MENTALITA’ SBAGLIATA – Non basta la crisi economica e l’emorragia di campioni per spiegare la catastrofe, perché se Tevez non segna in Europa da 4 anni e non è riuscito a segnare un gol neanche a Wiland e Muslera (uno che in serie A ha collezionato papere e reti subite in serie), se la Juve in Champions ha preso gol in tutte e sei le partite del girone (chiudendo con un passivo di nove reti), nonostante schieri la difesa della nazionale, è un problema di atteggiamento non di uomini. Solo il Napoli ha affrontato tutte le gare, giocandosele a viso aperto (a parte l’andata contro l’Arsenal), Juventus e Milan in alcuni casi sono state supponenti e arroganti, andando in campo senza la giusta determinazione e finendo per essere messi sotto da avversari più modesti. Risultato: il Milan si è salvato grazie alle parate di San Abbiati, soffrendo fino al 96’ in una sfida casalinga contro un Ajax pieno zeppo di giovani, la Juventus è stata buttata fuori da un Galatasaray battagliero, ma tecnicamente molto inferiore. Ora i rossoneri sono attesi da un sorteggio difficilissimo agli ottavi di Champions dove il meglio che gli può capitare è il dismesso Manchester United di Moyes, mentre Juventus e Napoli sono retrocesse in Europa League (e i bianconeri nei sorteggi saranno anche in seconda fascia).
C’ERA UNA VOLTA – La verità è che, anche a livello tattico gli italiani hanno ora solo da imparare. In Europa ci sono molti allenatori che potrebbero dare molte ripetizioni a livello di tattica ai nostri esaltati allenatori (Yakin del Basilea, Pochettino del Southampton, Martinez dell’Everton, solo per fare alcuni nomi). Si tratta di gente che lavora con i giovani e presenta squadre in grado di giocare a calcio e giocarsela con chiunque. In Italia invece siamo fermi alla cultura del piagnisteo e dello scopiazzamento. Del resto, basta vedere i moduli tattici delle italiane per rendersene conto. Undici squadre su 20 del nostro campionato adottano la difesa a 5 (sia esso 3-5-2 o 3-4-3) e se due squadre che hanno obiettivi simili (tipo la salvezza) si incontrano state pur sicuri che nove volte su dieci finirà 0-0. Del resto questi problemi di mentalità si riversano anche con la nazionale dove l’Italia non è finita tra le teste di serie perché i nostri acclamati campioni hanno pensato bene di fare un picnic con l’Armenia invece di andare a giocare a calcio e strappare i tre punti necessari ad ottenere il titolo di testa di serie.
EUROPA LEAGUE PER RISCATTARSI – Così non ci rimane che l’Europa League, competizione che l’Italia non vince dal secolo scorso, sempre snobbata come “coppetta” dai nostri club, senza però pensare che la “coppetta” ha permesso alla Germania di scavalcarci nel ranking Uefa e toglierci un posto in Champions. Ora è doveroso attendersi che le italiane diano il meglio di sé nella seconda coppa, anzitutto perché presentiamo quattro squadre e in secondo luogo perché la finale sarà in Italia e più precisamente in casa della Juve. Non ci possiamo più permettere figure barbine né contro gli squadroni, né contro club più modesti. Ormai abbiamo toccato il fondo e, per risalire, dobbiamo tornare umili e portare a casa qualche trofeo. Iniziare da quella che una volta era una “Coppa Italia bis” sarebbe un buon modo per ricominciare.
Davide Luciani