Musica
“La rondine è volata via”: addio Mango

ADDIO RONDINE- L’8 Dicembre scorso “la rondine è volata via”, l’intero panorama musicale ha dovuto salutare improvvisamente il cantante Giuseppe Mango, che durante un concerto mentre cantava “Oro” è stato colpito da un infarto. Una perdita indiscutibilmente grave per la musica italiana , voce originale e particolare , non apprezzata da tutti ma nonostante ciò ha avuto un grande successo la sua ricca carriera. L’esordio discografico è iniziato nel 1976 con ‘La mia ragazza è un gran caldo’, per continuare con i suoi capolavori come:Oro, La rondine , Bella d’estate e Mediterraneo.
IL DOPPIO DOLORE-Tutti i cantanti italiani si sono uniti al silenzio della famiglia , che ha dovuto subire un doppio dolore , poichè il cuore di suo fratello Giovanni non ha retto a una perdita così importante ed ha raggiunto in cielo la sua metà. Come cantava Mango : ” la mia rondine andata via..”, è volato proprio come una rondine , nel modo che più avrebbe desiderato se fosse stato libero di scegliere il modo in cui morire, cantando e suonando. La sua passione , la sua vita , sempre dopo i suoi gioielli :la moglie Laura Valente e i figli Angelina e Filippo. Una folla immensa ha invaso Lagonegro per dare il suo ultimo saluto a Pino, tra i presenti Mogol che ha voluto dedicargli qualche parola :Sono venuto a Lagonegro per salutare il mio caro amico anche a nome di tutti i suoi colleghi. Tutti sanno che Pino è un grande artista, ma pochi sono quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo come uomo. Io sono tra questi. Un uomo straordinario, generoso,che ha dato tutto a tutti. Vorrei salutare Laura, sua moglie che lo ha sempre sostenuto e aiutato e che anche oggi è qui, accanto ai suoi figli. Sappiate che quello che vostro padre ha scritto rimarrà incancellabile”.
LA MIA RUBRICA: Da “Le parole che non ti ho detto” vorrei dedicargli una poesia di Sant’Agostino:
“La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte:è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.”
