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Tennis, Finals: la legge di Roger Federer, a 33 anni
Pubblicato
8 anni fa|
Editor
Raffaele Caiffa
La legge di Roger Federer: “se è vero che la perfezione non è di questo mondo, Roger Federer può tranquillamente essere classificato non umano, un “alieno prestato al mondo del tennis”. Quello di ieri è stato un “One Man Show” con l’atmosfera ed un pubblico che avrebbero dovuto sostenere Murray il quale, però, sembrava un “separato in casa” in seguito alle dichiarazioni sull’indipendenza della Scozia. La giornata di Murray è stata decisamente “no”: 21 errori gratuiti e percentuale di servizio al di sotto del 50% non sono numeri degni di Andy, ma quel Roger… perfetto. Magnifico il loob ad inizio partita dopo uno scambio dove lo scozzese ha macinato chilometri, e lui là, fermo, senza una goccia di sudore, impassibile, imperturbabile, nella sua dimensione di angelica perfezione.
Alla luce di queste prestazioni sembra così lontano quel pianto agli Australian Open del 2009 nell’epica finale persa contro l’amico-nemico Rafael Nadal: il “God, it’s killing me”, poi le lacrime soffocate da un leggero singhiozzo e l’incapacità di continuare a parlare al microfono. Lacrime, e il pianto coperto dagli scroscianti applausi da parte di un pubblico commosso per il proprio idolo, lacrime come solo un bambino può fare, per dar sfogo alla tristezza di chi ha fatto della propria vita un sacrificio da offrire all’altare del tennis. Il re è tornato, forse è prematuro dirlo, ma forse non ci ha mai abbandonati del tutto, lui, perfetto nei suoi movimenti e nei suoi gesti tecnici stilisticamente impeccabili.
Le vittorie di Shanghai e Basilea sono state il preludio di questa fantastica settimana di Londra al Master di fine anno e quella di ieri è stata una prova di forza del Federer di fine anno: 6-0, 6-1 in 55 minuti, soli 25 minuti per il primo set, e il malcapitato non era uno qualsiasi, bensì Andy Murray. Il tennista britannico nonostante la reputazione degli inglesi di ottimi navigatori, ieri non ha saputo navigare in un mare tanto impervio, immenso, cinematograficamente parlando “la tempesta perfetta” si è abbattuta su Murray. Colare a picco era una sentenza, inevitabile lo scontro se si tende ad essere fra i migliori e Roger Federer è stato il migliore, su di tutti, ora l’età non gli permette di essere al top 365 giorni l’anno, ma la mano è sempre quella, i piedi danzano sul campo di tennis, leggeri, veloci, mai una sbavatura; oggi ha anche avuto il tempo di girare attorno alla palla per piazzare un dritto lungolinea che non ha lasciato scampo ad un “difensore” come Murray, imprendibile, solo da ammirare. Quest’anno 68 vittorie e 11 sconfitte totali. Trecentodue settimane al comando del ranking Atp, nessuno come lui. Trentatre anni senza infortuni eclatanti, una preparazione atletica attenta e dettagliata lungo tutta la carriera che hanno permesso al fuoriclasse svizzero di preservare il fisico,integro e reattivo a 33 anni, farebbe invidia a tanti 25enni acciaccati! Primo posto nel girone B ipotecato senza mai perdere un set, senza mai cedere un turno di battuta.
Per inciso, agli Australian Open del 2009, dopo qualche minuto Roger Federer riprese con le sue dichiarazioni dicendo “I try again”, ci provo di nuovo: una frase, un monito non solo per quel momento, ma anche per gli anni a venire. “Ci provo di nuovo” a parlare, ma anche a giocare, a stupire e a vincere, come solo lui sa fare, a 33 anni. Esempio di professionalità e talento puro. La legge di Roger Federer, a 33 anni.
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