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The Walking Dead 5 inizia, la Serie A lo precede: un campionato di zombie

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the walking dead serie a

Ancora non sanno che hanno fatto incazzare le persone sbagliate…“, così termina la quarta stagione di “The Walking Dead“, la fortunatissima serie americana che ormai spopola in tutto il mondo. Diranno la stessa cosa di noi, poveri calciofili italiani, quando ci rechiamo all’estero? Facciamo così tanta paura o siamo come degli agnellini buttati in pasto a grossi mostri dai denti affilati? Ma non prendiamocela solo con chi in Europa ci mette la faccia, come biasimarli se il loro pane quotidiano è una Serie A che allena poco e male, colmo di squadre che si scansano anzichè lottare, a cospetto di chi recita il ruolo di “boss da quartiere” e puntualmente mette il naso fuori scoprendo di non essere nessuno. E’ colpa di tutti, dei capi-zombie e del resto dei morti che camminano, niente più che un misero contorno.

ZOMBIE CHE NEMMENO FANNO PAURA: LA SERIE A E’ UN ASILO NIDO – Erano belli i tempi in cui Verona diveniva fatale per il Milan, il Lecce retrocesso rubava i sogni tricolore alla Roma, il 5 maggio passava dall’essere una poesia del Manzoni alla tragedia neroazzurra e Pazzini ammutoliva l’Olimpico che preparava i botti per il quarto scudetto della sua storia. Tempi in cui il calcio italiano era imprevedibile, ogni campo nascondeva insidie, qualunque squadra se la giocava con attributi, qualità (che una volta c’era mediamente in tutte le squadre) e quella sfacciataggine di chi aveva l’occasione della vita per fare l’impresa. Oggi è tutto uno “scansamose” o “volemose bene“, fra chi conquisterà i 3 punti e chi non farà nulla per evitarlo. Per vedere qualcosa di interessante, una partita nel vero senso della parola, dovremo aspettare domenica alle 18 forse, quando Juventus e Roma stabiliranno chi per primo diventerà capo del quartiere, dove se tutti gli abitanti non sono morti poco ci manca. Degli zombie che non fanno paura, che si rintanano nella propria metà campo al si salvi chi può o al più a lungo possibile, se va bene. Dove attaccare vuol dire lasciare un poveraccio isolato lì davanti da pescare con un lancio alla “viva il parroco” e giù con qualche preghiera, nella speranza che un difensore inciampi, il portiere svenga e l’attaccante non abbia le gambe intorpidite dalla pennichella dei minuti precedenti.

Se “The Walking Dead” ricomincia, alla sua quinta edizione, la Serie A prosegue ininterrottamente ormai da una decina di anni: nel mezzo un paio di scudetti combattuti e null’altro. Chi ha festeggiato il tricolore direttamente ad Appiano Gentile, chi ha superato i 100 punti, chi ha stabilito record di 17 vittorie consecutive e chi ad ottobre ancora deve subire il primo gol in campionato. Pensiamo a celebrare questi record come fossero la dimostrazione di quanto siamo belli e bravi, in realtà è la commemorazione di tutti i defunti passati inermi sotto i carro-armati di pasta frolla del calcio italiano.

Nel frattempo, mentre giochiamo a fare i bulli in italia, l’Europa ci deride ancora una volta: ed invece dovrebbero ringraziarci, perchè grazie a noi, “The Walking Dead“, non ha dovuto aspettare il 13 ottobre per tornare in onda.

Orazio Rotunno

Giornalista pubblicista, coordinatore presso SportCafe24 da oltre due anni. Amo lo sport in ogni sua forma e disciplina, raccontandolo con la voce di chi spesso non ne ha una, con un unico valore trainante. La verità: nel più profondo dei suoi significati.

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