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Ciclismo

Il Giro “riposa”. Il rendimento dei protagonisti nella prima settimana

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Matthews, Giro d'Italia

E arrivò la sosta. Benedetta da qualcuno, maledetta da altri. Dopo lo stop forzato causa trasferimento dall’Irlanda all’Italia, i “girini” vivono il primo momento di tregua. Una pausa effimera, naturalmente breve, dove tra piccole sgambate e riunioni a tavolino con compagni e direttori sportivi, si analizza quanto si è seminato finora. E soprattutto, quando si potrà cogliere in futuro. La corsa inevitabilmente sta per entrare nel vivo; ma non si può dire di certo che, tra pioggia e maxi cadute, e i primi arrivi in salita, ci siamo totalmente annoiati. Anche se, forse, qualcosina in più ci si attendeva, soprattutto dagli uomini di classifica. Di certo, la storia di questa prima parte dell’edizione 2014 è segnata indistintamente da due uomini: Michael Matthews e il nostro Diego Ulissi. A loro, un bel 9 in pagella non glielo leva proprio nessuno.

MATTHEWS, ULISSI: 9 – Due giovani di belle speranze (classe ’90 l’australiano, ’89 per Ulissi) che in questo Giro finalmente hanno trovato grandi conferme. Il velocista (limitante forse come aggettivo) è in grandissima forma come del resto la sua squadra, la Orica GreenEdge, ed è riuscito a mantenere la rosa oltre, appunto, la più rosea aspettativa non perdendo terreno a Viggiano e vincendo addirittura sulla rampa di Montecassino. Per il nostro alfiere di Cecina, uno strepitoso uno-due cogliendo con tenacia e tempismo, a Viggiano e Sestola, una vittoria più bella dell’altra. Il corridore che manca da troppo tempo al nostro Ciclismo.

EVANS: 8,5 – 37 anni, una vittoria al Tour de France e un Mondiale ancora ben visibile sui bordi della sua maglia. Dopo il terzo posto dell’anno scorso, vorrebbe addirittura migliorarsi. Non sappiamo effettivamente quanto potrà resistere nell’ultima settimana agli attacchi dei suoi giovani rivali, ma essere arrivato fin qui davanti a tutti, è già un successo.

POZZOVIVO: 8 – Ha provato ad “agitare” le acque sulla salita finale verso Sestola, l’unico a farlo. Il suo sforzo è stato premiato con 30 secondi guadagnati sui migliori . Ha passato indenne la prima settimana: la condizione è ottima, forse per il generoso scalatore lucano, dopo tanta “top ten”, l’occasione di ambire al podio.

MAJKA, ARU, KELDERMAN : 7,5 – Protagonisti sicuri del futuro, lo sono anche in questa edizione. La strada ci dirà dove li troveremo tra due settimane, ma per i tre giovani corridori una condotta di corsa impeccabile. Sempre davanti, nessun cenno di sbavatura: di sicuro, la maglia bianca uscirà da uno di loro (Quintana permettendo) . Attenzione a Kelderman, potenziale vera sorpresa: l’anno scorso, a soli 22 anni, arrivò già nei primi 20 (17^).

URAN: 7 – Secondo nel 2013, ricopre la stessa posizione anche ora. E’ attualmente il vero favorito di questa edizione, e nonostante non ci sia stata gran bagarre, nutre già un discreto margine sugli avversari. Discreto anche a crono, potrebbe limitarsi a difendersi nelle Alpi. Vederlo giù dal podio sembra impossibile.

Nairo Quintana, secondo al Tour 2013

Nairo Quintana, secondo al Tour 2013

QUINTANA: 6,5 – Il “giovane con la faccia da vecchio” sembra in là con gli anni anche per come sta pedalando. O per una condizione non al top, o per nascondere le carte, non ha fatto sfraceli finora come nello scorso Tour. E’ chiaro che il meglio deve ancora venire, ma se vuole vincere davvero il Giro (a 23 anni), in montagna deve iniziare a fare qualcosa.

BASSO, ROLLAND: 6 – Sufficienza sia per il varesino sia per lo scalatore francese. Condotta molto diligente per Basso, mai particolarmente in difficoltà sulle prime salite, corsa di “rincorsa” per il corridore della Europcar, che ha perso minuti preziosi nelle prime tappe ma ha tentato di fare qualcosina in seguito. Difficile, ma il podio può ancora agguantarlo.

ROCHE, ANTON, DE GENDT: 3 – Per un motivo o per l’altro, il loro rendimento ad un tale appuntamento è inaccettabile. Venire al Giro per preparare altre corse (come il Tour) è irrispettoso anche verso sè stessi. Guai fisici o meno, Roche era venuto per far classifica soprattutto nell’edizione che partiva da casa sua. Per Anton e De Gendt, il primo vincitore sullo Zoncolan nel 2011, il secondo a podio nel 2012, un’involuzione casuale o causale?

Manlio Mattaccini

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