Football
Milan: bilancio di stagione e obiettivi futuri. Non c’è 2 senza 3
C’è chi, tra i tifosi rossoneri, avrà sicuramente tirato un sospiro di sollievo sentendo il triplice fischio contro il Sassuolo, che sanciva la definitiva chiusura di questa stagione a dir poco travagliata.
TROPPI ERRORI – Le storie sono tante, e raccontare in poche righe gli errori della società sarebbe poco esaustivo.
Il calcio italiano non attraversa un buon momento, e i rossoneri ne sono il quadro più rappresentativo. D’altra parte lo stesso Galliani disse tempo fa “siamo passati da ristorante di lusso a pizzeria”, profezia avveratasi dopo poco. Il Milan è passato dall’essere un uomo adulto ad un bambino, e proprio nel più fanciullesco dei comportamenti dovrà decidere cosa fare da grande, in quel famoso CDA che si terrà a fine mese, come annunciato da Berlusconi.
CHI BEN COMINCIA… – E’ chiaro che l’errore primario è stato riconfermare Allegri per un altro anno, invece di voltare pagina. A gennaio è subentrato Seedorf, e il Milan ha riconfermato il vecchio vizio: Ora che la società vorrebbe mandare la gestione dell’olandese ai titoli di coda, è bloccata dal suo stipendio, di ben 2,5 milioni di euro (un’ esagerazione per un novellino, ancora di più se paragonato al compenso di Conte). Il calciomercato poi ha tentato più di rattoppare decine di buchi alla meno peggio invece di mettere poche toppe ma di qualità. Non si è pensato alla difesa, ne al centrocampo, con la classica retorica del: non compro un giocatore decente in un ruolo, ma con quei soldi ne compro 10 di basso livello mettendo a posto la squadra (almeno dal punto di vista numerico).
SIAMO COMPETITIVI – Tuttavia la società ha creduto bene di puntare sull’organico attuale, disprezzando anche i risultati di Seedorf, convinti che con la rosa del Milan si sarebbe potuti arrivare molto più in alto dell’ottavo posto. Berlusconi è sempre più lontano da quello che chiama il suo gioiello di famiglia, e ha delegato a Barbara funzioni decisionali su cui non aveva molta competenza, portando dapprima alle dimissioni di Braida, poi a quelle ritrattate poco dopo di Galliani. A quel punto Berlusconi ha agito cristianamente: Ha spezzato il pane, ne ha dato un pezzo per uno ai suoi discepoli, e ha detto: Tenete, a te il marketing, a te l’area sportiva. Mai nel Milan si è vista una tale confusione, sia in campo che in società, ricordando per molti versi un saloon nel vecchio west durante una rissa. E’ chiaro come il sole che il CDA non digerisce Seedorf, accusato di non aver dato un buon gioco alla squadra e di avere un carattere difficile. L’idea migliore sarebbe stata l’ipotesi traghettatore, magari con Tassotti fino alla fine del campionato. Tassotti che tra le altre cose avrebbe forse deciso di dimettersi, forse stanco di trovarsi in mezzo alla tempesta.
ROSA SENZA SPINE – Di calciatori neanche a parlarne: Abbiati firmerà forse il rinnovo, cosa che cozza col progetto giovani (avviato solo a parole), Mexes, Essien e Robinho rimarranno coi loro contratti milionari, in più dal prestito rientreranno Matri, Niang, Nocerino, Didac Vilà ecc ecc. Si potranno fare 10 nomi diversi per la panchina, da Donadoni ad Inzaghi, da Ancelotti a Spalletti, ma se la società non cambierà sarà difficile far risorgere il Milan cosi come annunciato dai Berluscones (“Riporteremo il Milan tra le prime di Europa”, “la famiglia vuole continuare ad investire”). Quando Seedorf diceva che ¾ della rosa non erano all’altezza, aveva forse ragione. L’unica soluzione sarebbe smantellare l’intera squadra, rimanendo coi 10 giocatori più “degni” e costruire intorno a loro il gruppo del futuro, ma Galliani ha più volte dimostrato che un’opera di ristrutturazione completa cosi come fatta da Fiorentina e Roma, non è nel suo DNA.
L’estate per i tifosi rossoneri è forse già scritta: I giornali si divertiranno ad elencare nomi su nomi di obiettivi su cui il Milan avrebbe deciso di puntare, per poi vedere quelli stessi giocatori trasferirsi in altre squadre. Se poi mettiamo in questo calderone i malumori di Abate e Balotelli, si può stare sicuri che anche l’anno prossimo sarà “un anno di passaggio”, come ripetuto l’anno scorso e quest’anno. D’altra parte non c’è 2 senza 3.
Luca Porfido