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Vicenda Dell’Utri : solito circo. La vittima è la giustizia


Si suppone che Dell’Utri sia in libano
Chi di noi non ha mai anelato recarsi nel prestigioso ed efficiente ospedale Al Hayat di Beirut, per sottoporsi a cure cardiologiche. Cosa saranno mai i nostri centri di eccellenza a livello europeo, come il Monzino di Milano. Solo per questo Marcello Dell’Utri, già braccio destro di Silvio Berlusconi, si trovava in Libano quando la Procura della Repubblica di Palermo emette un mandato di cattura, per la condanna a sette anni come concorso esterno in associazione mafiosa. Come è casuale che in Libano non abbiano la minima idea, di cosa sia questo reato, con relativa difficoltà di estradizione. Senza dimenticare che dovranno essere tradotti tutti gli atti processuali in francese.
TRA IL GROTTESCO ED IL RIDICOLO– Senza fretta, perché al limite giungerà in soccorso a Marcello una bella prescrizione. Così tornerà in Italia da uomo libero. Suscitando anche l’invidia di Silvio, costretto comunque a raccontare barzelette in un centro anziani. L’ennesima pantomima grottesca del circo berlusconiano, arrogante non solo verso la magistratura ma soprattutto nei confronti dei cittadini senza anelli al naso. Ad onor del vero Renato Brunetta ci ha messo un pò di pathos nella vicenda, chiedendo spiegazioni su una presunta irruzione, durante l’arresto di Dell’Utri. Come sappiamo tutti i cittadini ricevono, biglietti d’invito dalle forze dell’ordine prima di essere arrestati, giusto per non farsi trovare in disordine.
GIUSTIZIA INADEGUATA– La vicenda però, evidenzia in maniera piuttosto inquietante, le inadeguatezze del sistema giudiziario italiano. In prossimità della sentenza della Cassazione, cioè al termine dell’iter giudiziario, viene emesso un ordine di restrizione della libertà. Dopo anni la magistratura, ritiene concreto il pericolo di fuga di Dell’Utri. Sono i frutti della discrezionalità, insomma chi viene condannato anche per reati gravi in primo grado, non sempre viene arrestato. Ad esempio la Franzoni non lo fu dopo il primo processo. Ma non è solo questa la stortura. Può accadere che condannati per lo stesso reato, abbiano trattamenti diversi a causa di magistrati con sensibilità diverse. La magistratura da tempo è in prima linea contro la corruzione e la malavita organizzata. Ma si tratta di una eccellenza. Come tutti i poteri dello Stato è composta non solo dai Falcone e Borsellino, dai Di Pietro ed Ingroia e Di Matteo ma da funzionari pubblici, che hanno automatismi di carriera indipendenti dalle proprie capacità. Senza dimentcare che senza divisione delle funzioni, i giudici che precedentemente hanno svolto funzioni da pm possono giudicare atti prodotti da se stessi, alla faccia della terziarietà. Ma fino a quando è solo il Cav a dirlo è come se si accettasse che Riina riformi il codice penale…
Giuseppe Folchini- @gifolch
