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Imu-Bankitalia e l’oro degli italiani
ROMA – Prosegue lo stallo parlamentare per la votazione del decreto legge “Imu-Bankitalia”. La mancata approvazione costringerebbe da un lato al pagamento della seconda rata IMU e dall’altro eviterebbe la ricapitalizzazione della Banca d’Italia. Apparentemente, evitare l’IMU e aumentare il capitale della Banca d’Italia, sono mosse che chiunque riterrebbe positive per le già logore tasche degli italiani. Perchè allora il Movimento 5 Stelle si oppone con tanta forza all’approvazione del decreto, salva scorporazione delle sue parti?
BANCA D’ITALIA – Il nodo della questione non è l’IMU. La tassa sulla prima casa è in questo momento utilizzata come specchietto per le allodole, vale a dire, per deviare l’attenzione dalla ben più rilevante sezione su BI. Che funzione ha il decreto? Innanzitutto prevede l’aumento del capitale sociale della Banca da 156.000 € (capitale risalente al 1936) a 7,5 miliardi di euro , l’apertura delle partecipazioni ad altri investitori privati come banche o assicurazioni e la limitazione della detenzione delle partecipazioni per socio al 3% del totale.
L’aumento di capitale sarà finanziato con le riserve statutarie della Banca le quali, accantonate per i momenti di forte necessità, sono il frutto di pagamenti da parte dei contribuenti. L’aumento di capitale sostanzialmente causa una rivalutazione inimmaginabile delle quote (+4800% del valore originario) in assoluto favore degli attuali soci (Intesa San Paolo, Unicredit, Generali, MPS, Banca Carige) che, sui 7,5 miliardi, dovranno pagare una tassa agevolata del 12% (invece del 16%) portando alle casse dello stato 900 milioni invece di 1,2 miliardi.
Ulteriore novità sta nella distribuzione degli utili. Fino ad oggi la Banca d’Italia non poteva distribuire ai soci utili superiori al 10% dell’attuale capitale sociale (156.000€), la riforma abbassa la percentuale di distribuzione al 6% ma porta il capitale sulla quale deve essere calcolata all’importo di 7,5 miliardi. Da questo deriva una distribuzione di 450 milioni di euro invece di 15,600 €: un bel salto di quantità per i soci che in appena due anni riusciranno a rientrare della spesa per il pagamento delle tasse (900 milioni) e a partire dal terzo anno avranno un guadagno di tutto rispetto.
Il limite alle partecipazioni è fissato al 3% per ogni socio. Alla luce di questo limite, qualunque socio abbia attualmente una quota di partecipazione superiore è obbligato a venderla. Il compratore sarà la stessa Banca d’Italia, che acquisirà le eccedenze al prezzo rivalutato in base all’aumento di capitale (maggiorazione del 4800% del prezzo) fornendo un guadagno elevatissimo ai soci.
M5s – In quest’ottica dunque le richieste e le azioni del Movimento 5 Stelle non sono del tutto irrazionali. La posizione del partito di Grillo però non è di totale chiusura all’approvazione del decreto legge. In mattinata, infatti, i grillini hanno suggerito la scorporazione delle parti del decreto in modo tale da poter assumere due comportamenti di voto differenti: approvazione per l’abolizione dell’IMU, contrarietà alla riforma della Banca d’Italia. La scorporazione del decreto è stata prontamente rifiutata dalla maggioranza che ritiene impossibile un’operazione del genere; in questo modo però la stessa maggioranza, non i 5 stelle, condanna inevitabilmente gli italiani al potenziale pagamento di 2,2 miliardi di IMU.
Valerio Bucceri