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Tolto il velo di ipocrisia, siamo pronti a convivere con le lobbies?
Le chiamano lobbies, lobby al singolare. Nei paesi anglosassoni sono gruppi di pressione politica dotati di una organizzazione formale, identificabile e riconoscibile. Si attivano in modo da esercitare influenza sulle decisioni dei decisori pubblici, siano essi i rappresentanti del potere legislativo, dell’esecutivo, delle Authority . Tutto alla luce del sole, insomma.
IL LOBBISMO “DE NOALTRI”- Esattamente il contrario della situazione italiana. Dove le ultime vicende denunciate dal Movimento Cinque Stelle, hanno fatto emergere prassi consolidate di lobbismo de “noaltri”. I grillini hanno diffuso una telefonata imbarazzante, di tale Luigi Tivelli, intento a sfoggiare l’elenco degli alti burocrati e dei professori da lui avvantaggiati, riuscendo a evitare loro decurtazioni di reddito significative, nello sprint finale della legge di stabilità.
CHI E’ LUIGI TIVELLI- Titolare dell’ omonimo studio, Luigi Tivelli si occupa di consulenza e strategia per progetti culturali, istituzionali e di comunicazione. Vanta un percorso trentennale nelle istituzioni in qualità di consigliere parlamentare e ha svolto oltre ventanni effettivi di attività presso la Camera dei deputati. Negli undici anni passati al servizio dei vari governi, di centro-destra e di centro sinistra, è stato Consigliere parlamentare del Presidente del Consiglio, Capo di Gabinetto ai Rapporti con il Parlamento e Coordinatore della Conferenza dei Capi di Gabinetto. Un esperto marpione del Palazzo, insomma.
IPOCRISIA SENZA TRASPARENZA- Più che di lobbies, è corretto parlare di corporativismo, visto che le prime sono regolamentate mentre il secondo è un porto delle nebbie tutto italiano in vita da almeno una cinquantina d’anni. Nulla di illecito ma spesso di dubbia moralità: il caso in questione riguarda il limite di accumulo redditi-pensioni, non certo quelli degli impiegati. Senza dimenticare la lunga mano delle società VLT, che si è palesata nel discusso emendamento, che penalizzava le norme restrittive dei comuni. Il M5S ha avuto il merito di levare la foglia di fico dell’ipocrisia. Uno degli argomenti fondamentali, di chi si oppone alla cancellazione del finanziamento pubblico ai partiti, è proprio la possibilità di mantenere indipendente dalle lobbies un parlamentare. Evitare di legarlo ad interessi che, seppur legittimi, condizionerebbero il mandato. Questo è il risultato.
Ma attenzione, se saranno definitivamente abrogati i finanziamenti statali (oggetto di un prossimo focus), dovremo abituarci a vedere rappresentanti dei più disparati interessi, ciondolare tra Palazzo Madama e Montecitorio. Se questa sarà la strada definiva, anziché regolamentare seriamente il finanziamento pubblico, le forza politiche avranno la capacità di regolamentare seriamente le lobbies ? E sopratutto ne avranno la volontà?
PERCHE’ SERVONO REGOLE – Fin da ora, gli attori politici in campo devono gestire relazioni, diciamo, piuttosto complicate. Di Silvio Berlusconi , inutile parlarne. Lo si è fatto per vent’anni e sarebbe più semplice indicare dove non ha interessi economici. La fondazione politica di Enrico Letta ha tra gli sponsor la Sisal. Le cooperative edificatrici, vicino al Pd, finanziano campagne elettorali di sindaci che spesso devono affrontare dei PGT, in cui i loro sponsor, hanno dei cantieri. Senza dimenticare il M5S, dove il presidente Beppe Grillo è proprietario di un marchio che genera notevole business pubblicitario attraverso il blog. I cui parlamentari hanno dovuto prendere decisioni sulla web tax.
Giuseppe Folchini