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La crisi del Milan è finita? Troppo presto per dirlo
Pubblicato
7 anni fa|
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Vincenzo Arnone
Montolivo, Balotelli e Kakà e tanti saluti al Catania. Il Milan dei due amministratori delegati vince al Massimino e una buona fetta del parterre de roi del calcio italiano parla di crisi finita, di Milan ritrovato, di Kakà tornato ad alti livelli. A parte l’ultima affermazione (da verificare però davanti ad un avversario meglio organizzato rispetto al Catania di De Canio), parlare di uscita dal tunnel è prematuro. Non è detto che il Milan sia ancora in crisi, attenzione, ma al momento è decisamente troppo presto per esultare. E il motivo va ricercato nella partita stessa contro il Catania.
FACILI ENTUSIASMI? – Il Milan batte l’ultima in classifica e quella che dovrebbe essere la normalità si trasforma quasi in un’impresa, così come la vittoria contro il Celtic, scontata persino a Pes in modalità estrema, che è stata osannata quale prestazione scacciacrisi. Le crisi, per loro dna, sono ostili, anche un po’ bastarde, sempre pronte a far sentire il loro fiato sul collo e non bastano due rondini per far primavera: il rischio di compiacersi è alto e letale. Non bisogna dimenticare poi che la retroguardia rossonera non è mai stata particolarmente irresistibile ed è rimasta imbattuta solo sei volte in diciotto partite, prendendo almeno un gol nelle restanti dodici, compreso il momentaneo vantaggio di Lucas Castro di ieri.
DUE SETTIMANE PER RINASCERE – A dettare i tempi dell’uscita del Milan dal gorgo della crisi saranno Livorno, Ajax e Roma. Se la squadra di Nicola (non si sa per quanto tempo) non dovrebbe rappresentare un grosso problema (e non è comunque detto), lancieri e giallorossi potrebbero essere i medici o i becchini di questo Milan, nato indolente e cresciuto disgraziato. A fare la differenza potrebbe essere la classe di Kakà, tornato a casa per dimostrare che a Madrid i campioni spesso fanno solo vendere magliette, così come la semiritrovata normalità di Balotelli che almeno dentro il campo fa quello che dovrebbe, ed è già grasso che cola di questi tempi. Ma la cartuccia più importante del fucile di Allegri è Stephan El Shaarawy, che ieri ha rivisto il campo e domani potrebbe rivedere la brillantezza. Recuperarlo è fondamentale per poter cambiare più spesso gioco a partita in corso, con Kakà come trequartista o come pedina in un tridente proprio con il Faraone e Balo. La crisi non perdona ma una squadra che possa dirsi vera non è da meno.
Vincenzo Arnone
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