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Highlander del calcio: Ryan Giggs compie 40 anni
Spesso si parla di rimonte incredibili, rimonte che hanno fatto la storia del calcio. E proprio tra quelle, non poteva non esserci la finale di Champions del 1999 tra Bayern Monaco e Manchester United, con la rimonta dei Red Devils nei minuti di recupero. Mentre passano le immagini, i gol e lo sconforto dei tedeschi, intravedo tra le maglie rosse degli inglesi in festa un ragazzo che avevo visto pochi giorni in una gara di Premier League.
LEGGENDA – Era Ryan Giggs, uno dei mostri sacri dell’esistenza calcistica e, proprio ieri, ha spento 40 candeline. Sono passati quasi quindici anni da quella finale, ben ventitre da quando Ferguson lo fece esordire in prima squadra contro l’Everton, guarda caso il giorno del suo diciasettesimo compleanno.
TROFEI – Le vittorie hanno costellato la splendida carriera di questo giocatore che, oltre a possedere un sinistro magico, aveva ed ha tutte le caratteristiche del campione assoluto. 13 Premier, 4 Coppe d’Inghilterra, 4 Coppe di Lega, 2 Champions League, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Mondiale per club e poi 953 gare ufficiali con il Manchester United condite da 168 reti, 1026 le presenze totali da professionista. Ha attraversato oltre tre generazioni, ha duettato con il mito Cantona mentre esordiva con il baby Beckham, è cresciuto con Scholes e i fratelli Neville, ha crossato per York e Cole, poi per Cristiano Ronaldo, Tevez e, oggi, serve ancora assist a Rooney e Van Persie. Se Vidal è un monster player, Ryan Giggs è un Highlander Player, capace di essere protagonista anche a 40 anni e di adattarsi ai cambiamenti e all’evoluzione del calcio giocato.
SIR ALEX E LA NAZIONALE – Avrebbe potuto essere una stella dell’Inghilterra, in quanto a 13 anni il piccolo Ryan Wilson, figlio di Danny, faceva già stropicciare gli occhi e il suo maestro Alex Ferguson – tramite la sua autobiografia – l’aveva già adocchiato: “Mi ricordo ancora la prima volta che lo vidi; aveva solo 13 anni e galleggiava sul terreno come un cocker in cerca di un pezzo di carta argentata nel vento. E’ il migliore di tutti”. Poi le controversie col padre, la separazione dei genritori e Ryan adottò il cognome Giggs e l’Inghilterra del suo vecchio era solo un incubo da scacciare. L’unica mancanza di questa meravigliosa carriera è il non aver avuto la possibilità di disputare un Mondiale: “Avrei potuto giocare nell’Inghilterra, ma non mi sono mai pentito di aver scelto il Galles”.
La fierezza, ma anche i segni di una vita privata abbastanza travagliata. Un esempio per i più giovani, un modello per i colleghi per come si è sempre allenato e per come ha giocato; un pò meno, forse, nella vita privata con le relazioni extraconiugali del gallese, tra cui quella più assurda con la moglie del fratello. Ma questo è un altro discorso, oggi stiamo celebrando la longevità di un campione del calcio e dello sport in generale.
Quindi, tanti auguri Ryan Giggs, l’highlander del pallone.
Dario Greco