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Tra contestati e contestatori
Pubblicato
1 anno fa|
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Gennaro Donnarumma
La notizia della settimana è senz’altro una: l’ammutinamento dei giocatori del Napoli, a seguito della gara contro il Salisburgo e contro la decisione della società di andare in ritiro per ritrovare forze ed energie e ricompattare il gruppo. Volontà di Aurelio De Laurentiis che, chiarissimo, aveva parlato di ritiro costruttivo. Come se quasi avesse avuto veggenza di quanto i suoi stavano per preparare. Alla fine è successo, un fatto del tutto inedito nel calcio italiano.
Noi di Sportcafe24, nel nostro spazio, proviamo a ricostruire la vicenda e a trarre le conclusioni, dinanzi ad un fatto che di certo non si concluderà nel breve periodo e che lascia aperti parecchi strascichi in un ambiente che, per la prima volta, si è fratturato in tre, quattro parti.
L’ammutinamento: la nostra ricostruzione
Gran parte del fatto è noto: i giocatori, dopo la gara col Salisburgo, rientrano negli spogliatoi. I senatori, voci autorevoli di spogliatoio, sono tutti compatti: Insigne, Mertens, Callejon, Koulibaly ed Allan comunicano al club la decisione di non voler proseguire il ritiro, difatti mai cominciato del tutto. Il più scatenato, raccontano le cronache, è il brasiliano, che avrebbe rivolto ad Edo pesanti accuse, chiosando con un elegantissimo “Ficcati nel culo i tuoi soldi”. Chapeau. Ancelotti, spiazzato, in disaccordo anche lui sul ritiro, chiede ai suoi una presa di responsabilità. Da lì è finimondo: nessuna intervista, il mister col suo staff a Castel Volturno, i giocatori ciascuno a casa propria. Restano impalati cronisti, giornalisti, UEFA e tifosi.
Il giorno dopo il Napoli, con un comunicato, annuncia che è pronto a tutelarsi in ogni sede per un danno che non è solo d’immagine ma anche, forse soprattutto, economico. La decisione sul ritiro passa ad Ancelotti. Intanto gli ammutinati, nella giornata di ieri, vengono consegnati alla folla: allenamento a porte aperte per gli abbonati, è un susseguirsi impietoso di contestazione. Beccati, soprattutto, Insigne, Allan e Callejon. Nella serata di ieri un altro comunicato del Napoli impone il ritiro, da questa sera a domani, giorno della sfida tra azzurri e Genoa.
Tra contestati e contestatori
Ne abbiamo già ampiamente discusso: la sensazione è che il giocattolo Napoli si sia rotto. Il che vuol dire che un ciclo si è definitivamente esaurito e non è un caso che l’ammutinamento sia stato portato avanti dagli unici cinque che, negli ultimi anni, hanno dato il tutto per tutto e che almeno due volte hanno sfiorato l’impresa scudetto. Saturi, logorati, e in tensione con la società, tutto questo ha portato all’esplosione di una situazione oramai ingestibile. La soluzione, per il Napoli, è smontare quel che resta di una colonna vertebrale ormai monca, dopo gli addii di Reina, Hamsik, Jorginho, Sarri. Tutto quel che resta è un surrogato del vecchio Napoli e nemmeno il Maestro Ancelotti ha potuto nulla per dare finalmente la sua impronta a questa squadra. E fino ad un certo punto Ancelotti è stato anche vittima.
Oggi è il giorno della distensione, diciamo così: Allan avrebbe inviato un sms di scuse ad Edo De Laurentiis, gli altri, consapevoli del polverone sollevato, starebbero pensando ad un dietrofront e De Laurentiis alla mega-multa. In questa situazione perdono tutti, i contestati ma anche i contestatori. La soluzione più immediata prevederebbe la cessione di due ammutinati, Mertens e Callejon a gennaio, e dei restanti tre, Allan, Koulibaly e Insigne, a giugno: hanno tutti fatto ampiamente il loro tempo al Napoli. Ma intanto, in questo naufragio, cosa resta? Una società troppo fragile, un progetto tecnico fallito?
Peggio: resta l’inarrestabile immaturità di Napoli, piazza, società e squadra. Ed in questo invitiamo a prendere lettura del saggio editoriale del Corriere dello Sport. Noi ci schieriamo dalla parte dei penalizzati, as always: i tifosi, che oggi hanno tappezzato Napoli di striscioni. Gli unici sconfitti di una storia di soldi, squallore e poca, pochissima dignità. E gli unici, peraltro, che ci rimettono senza guadagnarci niente. Gli ammutinati, del resto, all’indomani dell’insurrezione dormivano su cuscini comodi di cinque milioni…
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