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Luci a San Siro: lo spettacolo di assistere ad Inter-Juventus

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Stadio Giuseppe Meazza, da tutti conosciuto come San Siro. Ci sarà un motivo per cui lo chiamano “La Scala del Calcio”. Quel teatro che è uno dei simboli della città, che nella sua storia ha visto entrarci gente del calibro di Giuseppe Verdi e non solo. In un quartiere lontano dai lustri di Piazza Della Scala, sita alle spalle di Piazza Duomo, sorge l’altro teatro di Milano. In questo luogo però non ci sono persone agghindate ad hoc, nè menti illustri della storia della letteratura italiana. È lo spazio dove migliaia di persone si ritrovano in ogni stagione, con la pioggia o con il sole e mettono in scena un rito, quasi sacrale, che è diventato il momento più importante della domenica di milioni di Italiani.

San Siro è un tempio del calcio, e prendere parte a quel rito sacro della partita è qualcosa che segnerebbe chiunque.

 A maggior ragione se il giorno in cui ti trovi in Via Privata dei Piccolomini 5 è quello di Inter-Juventus, forse una delle partite più sentite dell’intero calendario di Serie A.

In città sin dalla mattina si vive un aria diversa. Migliaia e migliaia di persone si aggirano per il centro, nelle vie famose per la Fashon Week,  che indossano maglie della propria squadra del cuore. Senti la gente dire sempre le stesse parole: “Ma perché tutta questa gente in metro?” e l’interlocutore: “Stasera c’è la partita”. Già alle ore 18 la metro è bloccata, troppa gente che si reca nello stesso posto, tanto da chiudere temporaneamente anche le strade adiacenti a San Siro. Con fatica si riesce a raggiungere lo sLa coreografia di San Siro per l'ottava giornata di Serie A, Inter-Juventustadio, ma lo spettacolo che si mostra davanti agli occhi. Un colosso di Cemento, ma la cosa che fa impressione è la voce della curva che si sente fino a fuori lo stadio. Superate le code per i controlli,  sali le scale e ti ritrovi seduto in mezzo ad 80000 altre persone, come una formica in un formicaio. E seduto su quegli spalti cominci a pensare a quanti campioni del calibro di Kakà, Sheva, oppure andando più indietro negli almanacchi del calcio Van Basten, Mattheus abbiano calpestato quel prato. Durante il riscaldamento la tensione si può tagliare col coltello: dagli spalti volano fischi ed applausi, ma questo fa parte del rito.

LA GARA – Rito che raggiunge il suo apice quando l’arbitro, Valeri nella fredda notte di ieri, mette il suo fischietto in bocca e da inizio alla partita di San Siro.

Ma la battaglia non è solo in campo ma anche sugli spalti: gli sfottò non si risparmiano, la curva dell’Inter sottolinea la sconfitta in finale di Champions, ma queste sono solo scene di contorno. Alla fine il risultato del campo non ha reso soddisfatta nessuna delle compagini, però non è quello che conta per nessuna delle 79197 persone presenti a San Siro nella serata di ieri. Quello che conta sono quelle “luci di San Siro”, di cui parla anche il professor Vecchioni, che rendono unica l’atmosfera di quello stadio, che rende sacro il tutto, che permette a quel “campo di calcio” di essere paragonato al teatro più importante del mondo.

Nato a Messina il 20-3-1996. Studia Comunicazione Media e Pubblicità presso l'Università Iulm di Milano.

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