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Tutti addosso a Maurizi, ma la “follia” dell’Ischia non la censura nessuno

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Il pesce puzza sempre dalla testa. Detto questo, detto tutto, ma se si parla di quello chiamato S.S. Ischia Isolaverde – quart’ultimo posto in classifica nel girone C della lega Pro – allora vale la pena (è il caso di dirlo) di accennare al perché e al percome. I fatti sono noti: domenica scorsa la squadra del dg “Lotiticida” Pino Iodice ha pareggiato in casa per 1-1 contro il Cosenza, e quando un giornalista si è rivolto al mister Agenore Maurizi parlando di altra occasione persa quest’ultimo si è reso protagonista di uno show indimenticabile.

Vittorio Di Bello, presidente dell'Ischia Isolaverde

Vittorio Di Bello, presidente dell’Ischia Isolaverde

ALTRO CHE MALESANI“Ne ho le palle piene, occasione persa di cosa? La squadra avuto 8-9-10 occasioni da gol, ha preso una traversa, smettete di fare domande del cazzo”, ha tuonato l’ex nazionale di calcio a 5 prendendosela con Enrico Buono – reporter di Tele Ischia – e col mondo intero. “Se non vi va bene come alleno ci venite voi in panchina. Abbiamo fatto una grande partita, perché la gente fischia? Mi avete rotto i coglioni! Dopo 13 giornate – urla il tecnico gialloblu sfogando la sua rabbia contro un tavolino e spargendo veleno a piene mani sul lavoro del suo predecessore Antonio Porta, esonerato a novembre – avevate 7 punti, eravate nella fogna. Ve faccio vedè io…ve denuncio…stalking…cose varie: proprio il cazzo me so’ rotto!…Noi continuiamo la nostra corsa per evitare i playout, ma mi sembra che qui ci sia troppa gente che non si vuole salvare, gente che continua a rompermi il cazzo!”.

IL BELLO, IL BUONO E I CATTIVI – Ok, capita anche agli uomini migliori di perdere il lume della ragione, a caldo. Chi lo fa a freddo, invece, perde pure la faccia. Ecco il comunicato della società presieduta da Vittorio Di Bello: “La S.S. Ischia Isolaverde S.r.l. (Società a responsabilità limitata: mai ragione sociale fu più calzante, ndr), in riferimento a quanto accaduto nella sala stampa dello Stadio Mazzella, a fine gara durante le interviste di rito, a tutela dell’immagine del proprio tesserato Agenore Maurizi, condanna il comportamento assunto dal sig. Enrico Buono giornalista della testata Tele Ischia provocatorio soprattutto al termine di una gara che ha visto l’Ischia dominare e meritare certamente la vittoria. In un particolare momento del Campionato che vede coinvolta la squadra dell’Ischia nella lotta per la salvezza, si prende atto e si deve purtroppo constatare che queste provocazioni giornalistiche, al pari (!) di comportamenti offensivi verso i nostri tesserati di una seppur minima frangia di tifosi, (che la società interpreta come attaccamento per i nostri colori Giallo Blu e delusione per la mancata vittoria) non sono assolutamente di conforto al raggiungimento dell’importante obiettivo che la società si è prefissata la salvezza. Si invita la tifoseria, gli organi di informazione, la cittadinanza tutta, a tenere compatto l’ambiente perché solo tutti insieme con forza e determinazione si può raggiungere la permanenza della società nella categoria professionistica. La società inoltre è pronta ad accettare qualsiasi tipo di critica costruttiva, ma non può assolutamente tollerare offese personali e lesive della dignità dei propri tesserati”.

QUI ISCHIA, COREA DEL NORD – Dunque, ricapitoliamo brevemente. “Altra occasione persa”, per la società gialloblu, equivale a provocazione giornalistica, a offesa personale e lesiva della dignità che ha il solo scopo di fare il gioco del nemico. Roba da pazzi, diciamolo, roba che neppure a Pyongyang, ma solo a prima vista. Qui, infatti, non si tratta del delirio onnipotente di una dinastia di satrapi, nè, tanto meno, del loro consapevole disprezzo per tutto ciò che contraddistingue una società liberale. No, qui si tratta “solo” di raggelante (e forse inestirpabile) maleducazione, di abisso della coscienza civile. E la cosa che più triste, in tutto ciò, è l’atteggiamento assente dei mass media.

Ahi-ahi: quando non c’è niente da dire, forse non c’è più niente da fare. Mala tempora.

Enrico Steidler

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