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La favola di Keylor Navas, nuovo eroe della Costa Rica
Il Mondiale più spettacolare della storia del calcio moderno regala l’ennesimo capitolo di un’edizione severamente vietata ai malati di cuori. Questa volta le protagoniste sono state due cenerentole del pallone sferico, inaspettatamente giunte al ballo delle debuttanti di Recife. All’Arena Pernambuco i 28 protagonisti hanno dato vita ad una sfida senza esclusione di colpi, come quei film d’azione che ti lasciano incollato allo schermo fino all’ultimo istante senza conoscere l’esito dello scontro.
Il vantaggio del ‘Pichichi’ Ruiz, il dramma di Duarte e l’assalto 11 contro 10 degli ellenici culminato con la rete di Papastathopoulos, proprio nell’istante in cui il popolo (a detta dei media) più felice del mondo stava preparando la grande festa. Gli dei dell’Olimpo sembrano sostenere i loro eredi che più volte vanno vicino alla rete della morte, a quel colpo fatale che un guerriero come Navas ha sempre evitato con i piedi, con le mani e con il corpo. Mitroglu e Navas come Achille e Ettore, ma questa volte ad avere la meglio è stato proprio Ettore capace di respingere tutti gli attacchi di un avversario nettamente più forte. La lotteria dei rigori ha messo in risalto la freddezza dei protagonisti, una rete dietro l’altra con la freddezza che solo i grandi uomini possiedono. Poi, quel volo pindarico e quella respinta con la mano di ritorno che probabilmente rimarrà per sempre impressa nella memoria degli 80mila Recife e dell’intero popolo costaricense.
I Ticos abbattano gli Dei e invadono l’Olimpo del calcio, delle otto più belle del mondo, ma la loro storia non è fatta di lustri e lustrini, ma di sudore, talento e tanta umiltà.
@MassiRiverso