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L’Europa dopo le Europee: scoppola anti-euro, Renzi ago della bilancia

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Elezioni europee

Elezioni europee

ABBIAMO VOTATO PER L’EUROPARLAMENTO- Mentre a bocce ferme tra i pentastellati, ancora non si è capito un accidente di quello che è successo e nel governo invece lo si è compreso molto bene, visto che dopo le Europee, il ministro Padoan tenta il raddoppio e parla di innalzamento (sic!) dell’ età pensionabile, dovrò riportarvi  alla amara realtà, rammentando che abbiamo votato per il Parlamento europeo. Si lo so che nessuno ve lo aveva detto ad eccezione della  la tv svizzera  o del sottoscritto, siete giustificati. I lavori dell’ Europarlamento, inizieranno il prossimo 1 Luglio. Limite massimo, entro il quale i partiti dovranno  ufficializzare l’adesione ad un gruppo parlamentare. M5S a parte, tutte le liste avevano già dichiarato il loro posizionamento in fase pre elettorale, per cui possiamo  avere un quadro piuttosto completo.

EUROSCOPPOLA – Gli europeisti senza se e senza ma, i kamikaze del pareggio di bilancio e vestali dell’austerity anno preso una sonora euroscoppola.  Indipendentemente  dal fatto che fossero conservatori o socialisti.
Il PPE –Partito Popolare Europeo– dove confluirà molto probabilmente anche FI, visto che il Pdl già aderiva insieme alla Cdu della Merkel , all Ump di Sarkozy e ai popolari spagnoli, rimane il primo gruppo con 214 seggi ma perde la bellezza di 60 seggi, più o meno il sette per cento rispetto al 2009. Complici le debaclès in Italia, Spagna e Francia con una sostanziale tenuta di Angelona in Germania.
Se Sparta piange, Atene non ride- o viceversa ?- Infatti il PSE- Partito Socialista Europeo– che raggruppa i socialdemocratici ha comunque perso 5 seggi ( 191 totali ), malgrado la performance del Partito Democratico che tiene a galla la baracca, ottenendo 31 parlamentari. Il migliore risultato  in tutta Europa.

IL VENTO ANTI UE- Ha soffiato forte ovunque. Anche se l’origine comune è il disagio sulle fallimentari politiche economiche di Bruxelles non ha spirato nella stessa direzione.
La maggiore crescita è stata quella del GUE/NGL -sinistra unitaria europea e sinistra nordica- che ha ottenuto 10 seggi in più. In Italia vi ha aderito fin da subito L’Altra Europa con Tsipras ( rassemblement tra Sel,Rifondazione, Pdci movimenti ed associazioni) conquistando tre europarlamentari. Quasi un miracolo, visto l’ottuso offuscamento dei mass media. Il grande protagonista è stato proprio Alexis Tsipras, che con la sua Syrizain Grecia ha preso 8 seggi. Anche  gli indignados spagnoli di Podemos, entrano in Europa sostenendo la sinistra radicale forti del loro 7% all’esordio elettorale.
Non ha vinto solo la sinistra delle redistribuzione sociale, dello sviluppo sostenibile e del ritorno agli investimenti pubblici. Quel vento è spirato anche in – Europa della Libertà e Democraziaguadagna sette seggi. Il gruppo è la casa della destra populista e xenofoba del Front National che in Francia ha asfaltato i socialisti di Holland, divenendo il primo partito transalpino con il 26% dei consensi. Ma ospita anche la Lega Nord e quel “spiritoso” signore di nome Nigel Farage, leader dell’ Ukip. Vincitore incontrastato nel Regno Unito noto omofobo e razzista, non  trascurando il suo concetto di emancipazione femminile.

M5S-UKIP SOLO QUESTIONE DI TEMPO- Questa originale e spassosa combriccola, potrebbe raggiungere 56 parlamentari– cioè quattro più dei Verdi- quando il Movimento 5 Stelle aderirà al gruppo. E’ solo una questione di tempo. Come sappiamo i penta stellati non sono in grado di avere un gruppo autonomo. Rimanere tra i “non allineati”, farebbe perdere loro numerosi vantaggi economici e politici. out di Grillo ai Verdi, non ci sono altri orizzonti.

LO SPETTRO GRANDI INTESE-A questo punto pensare ad una riedizione delle larghe intese in salsa tedesca ed italiana, tra PSE e PPE non sarebbe così fantascientifico. Del resto se il PSE convergesse i propri voti con GUE, avrebbe un distacco di soli 5/6 parlamentari dai Popolari. Evidentemente trovare una sponda tra i Verdi- cha hanno 64 seggi- su politiche anti austerity, non è certo un impresa titanica. Sia la Merkel che Junker, i due leader dei Popolari, difficilmente affronterebbero una legislatura con margini così rischiosi. Meglio fare concessioni subito, con perdite contenute, piuttosto che ritrovarsi in minoranza durante una votazione. Uno scenario in cui paradossalmente Matteo Renzi diverrebbe  protagonista assoluto, visto che il “suo” PD è  in grado di influenzare in modo determinate tutto il gruppo socialdemocratico.

Giuseppe Folchini – @gifolch

 

 

 

Autore della rubrica Fuoridaidenti , sul sito SportCafè24 e di Politically Uncorrect per Radio Cogito. Articolista "interista" per Blasting News. Scrittore latente , ha pubblicato un racconto breve tra il noir ed il paranormale, "Per un giorno. Un giorno soltanto".

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