Non Solo Sport
La Rai ed un mondo in bianco e nero
3 gennaio 1954: Fulvia Colombo, la prima “signorina buonasera” della storia, entra nelle case degli italiani (alcuni almeno), per annunciare l’inizio delle trasmissioni televisive della Rai. Quel giorno è iniziata una grande avventura, che continua ancora oggi, 3 gennaio 2014, sessant’anni dopo. Una storia che ha rivoluzionato l’Italia e l’ha per molti versi istruita e plasmata. Chi sostiene che il nostro Paese sia diventato una Nazione grazie alla Rai, dice per molti versi una grande verità.
COMUNICAZIONE IN EVOLUZIONE – La televisione ha dato tanto all’Italia: ha fatto da maestra delle scuole elementari, è stata una compagna di viaggio per scoprire il mondo, un’ amica briosa nei momenti di noia, ma ha perso gradualmente la sua identità, smarrita a metà strada tra passato e futuro. Gli ultimi anni hanno visto il rapido evolversi dei sistemi di comunicazione, Internet ha un ruolo sempre più importante, togliendo alla tv la centralità nella vita degli utenti che ha avuto fino a poco tempo fa. Anche il sistema televisivo si è evoluto, l’avvento del digitale terrestre ha mutato la fruizione del mezzo e garantisce un’offerta quantitativamente maggiore in termini di diversificazione del prodotto, portando ad una distribuzione diversa di abitudini e trasmissioni seguite. La Rai ha intrapreso un percorso importante in questo senso, e ha visto nascere in questi anni diversi canali tematici, in grado di coprire spazi diversi in modo valido, ma tutto ciò non basta.
UNO SGUARDO MALINCONICO – Nonostante tutto questo, il cuore della Rai pulsa sempre in seno ai tre canali generalisti, che offrono un servizio sempre meno al passo con i tempi e costantemente rivolto al passato, con uno sguardo malinconico che ricorda i tempi che furono, il Carosello e i grandi varietà del sabato sera, riproposti oggi in un formato spesso senza anima: un gigante vecchio vestito modernamente, nulla di più. Il mondo della tv generalista è alle spalle, ma non in Rai, ostaggio di esigenze pubblicitarie, e, soprattutto, politiche. Il pubblico intanto si sposta, demonizza il canone da pagare per un prodotto che non soddisfa e lascia spazio alle nuove offerte, ambiziose e adattabili alle esigenze degli spettatori. La Rai invece si muove molto più lentamente, dedica risorse insufficienti ai canali tematici e si cristallizza in un mondo in bianco e nero, che tutto è meno che Servizio pubblico.
Tanti auguri Rai, ma serve una svolta radicale, e in fretta.
Antonio Casu (@antoniocasu_)