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Marte, trovate altre prove della presenza di acqua in passato. Si può vivere?
Ormai è da più di un anno che il rover Curiosity (atterrato sul pianeta rosso il 6 agosto 2012) setaccia la superficie di Marte. A parte le spettacolari foto del pianeta in alta risoluzione che il rover sta mandando, aiutando gli scienziati a capire meglio come sia formato anche il suolo, una delle missioni in programma alla NASA era quella di esplorare il cratere Gale. Infatti è da ormai 16 mesi che Curiosity gira intorno a quello che secondo molti scienziati avrebbe potuto essere, milioni di anni fa, un lago.
DALLA FANTASCIENZA ALLA REALTA’ – Le ipotesi della presenza di acqua su Marte furono accolte come fantascienza agli inizi degli anni ’90, ma la tesi cominciò ad assumere consistenza quando, nel 1997, ebbe successo la missione Pathfinder e l’atterraggio del primo rover, cioè Sojourner. Mentre un’anticipazione era già stata data in estate, ieri gli scienziati hanno dato l’ufficialità delle loro scoperte. Circa 3,6 miliardi di anni fa, su Marte era presente acqua allo stato liquido (come appunto il lago presente nel cratere Gale) e carbonio, idrogeno, zolfo, azoto fosforo e ossigeno erano a concentrazioni ideali per garantire la vita di microrganismi simili a quelli che in passato sono riusciti a concentrare l’ossigeno nell’atmosfera terrestre.
LE PROVE – A luglio il veicolo ha scoperto, nella zona del Yellowknife Bay, una roccia sedimentaria che testimonia la presenza in passato di un lago con una salinità bassa e con un ph neutro, simile quindi al Trasimeno. L’interrogativo che Curiosity ha fatto venir fuori dopo aver trapanato un pezzo di roccia (formatosi probabilmente in condizioni di gelo e di assoluta aridità), è come sia stato possibile trasformare Marte da ambiente adatto ad ospitare l’ acqua e la vita, a distesa desertica.
PRONTI ALLA PARTENZA – La notizia ha fatto venire l’acquolina in bocca a tutti gli astronauti, primo fra tutti Luca Parmitano, che in una recente intervista ha affermato: “Sì, ho sentito della notizia di Scienze sulla possibilità di ospitare la vita. Adesso c’è un motivo ancora più grande per andare a mettere i piedi in quelle valli. Ecco una spinta ulteriore all’esplorazione umana, una scintilla capace di scatenare un incendio emotivo, soprattutto in un momento come questo, nel quale il volo spaziale sembra un lusso di cui si può fare a meno. La volontà di portare avanti l’esplorazione spaziale è pienamente giustificata dal fatto che non stiamo cercando l’unicorno alla fine dell’arcobaleno: Marte è un obiettivo strategico assai importante”.
Non mancano però i soliti miliardari eccentrici che vorrebbero trovare un ideale più “alto” per sacrificare i loro soldi. Spunta infatti il nome di Dennis Tito, la cui idea è quella di partire nel 2018 e portare un astronave a volare ad una distanza di circa 150 KM dal pianeta rosso. Il tutto logicamente finanziato privatamente, tranne che per 700 milioni chiesti alla NASA da affiancare a finanziamenti privati.
Luca Porfido