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Tevez, un Apache a Torino: la Juventus è il suo Forte, l’Europa la sua terra di conquista

Fort Apache, Arizona, USA. Anno 1861. L’ esercito americano prova a difendere l’avamposto più famoso del west, attaccato dalle tribù Apache. L’esito è scontato: i nativi d’America sfondano le difese dei soldati, penetrano nel Forte, depredando e facendo collezione di scalpi. Un secolo e mezzo dopo, a migliaia di km di distanza, la storia si ripete e qualcosa di simile accade a Torino, nel Nord Italia. Un Apache arriva nella città della Mole, osannato da milioni di persone che ripongono in lui le proprie speranze e le proprie possibilità di fortuna. Lo chiamano Carlitos, di cognome fa Tevez.
TEVEZMANIA La metafora ben evidenzia il valore aggiunto che Tevez, uno che si sta dimostrando top player nel senso più pieno del termine, sta rappresentando per la Juventus. Giunto a Torino tra tanti se e tanti ma, si è inserito alla grande negli schemi di Conte e pian piano ha raggiunto il ruolo di leader, sia in quanto a tecnica che in quanto a carisma. Il suo exploit è dovuto principalmente proprio al feeling creatosi col tecnico leccese, col quale condivide appieno lo spirito da combattente e il senso del sacrificio. Tevez in campo, Conte in panchina. Osservandoli con attenzione, sembrano due gemelli separati dalla nascita.
OBIETTIVO: EUROPA Un fattore. Ecco cos’ è diventato Carlitos in meno di 3 mesi di Juventus. Un numero 10 così a Torino mancava dai tempi del miglior Del Piero. E i tifosi sognano in grande, visto che CT10 è sbarcato in Piemonte con rinnovate aspirazioni, ma soprattutto con voglia, grinta e famelica determinazione. Paragonandolo a un vero e proprio nativo d’ America, la Juventus è diventata il suo Forte, il luogo dove costruire le migliori vittorie. L’Italia è lì, a portata di mano. Tuttavia, la vera terra di conquista, l’obiettivo più ambito, è l’ Europa. La Coppa con le Orecchie manca a Tevez tanto quanto manca alla Juventus, che non la alza oramai da 17 stagioni. E così, tra voglia di rivalsa e ambizione, le due parti si sono strette a braccetto per conquistare l’Europa.
CAPOLAVORO Ancora una volta, comunque, tanto di cappello a Marotta e soci, che hanno preso un campione a prezzi contenuti, rispettando così anche i bilanci societari. Un colpo vero e proprio, che rischi di produrre effetti straordinari. Tevez corrisponde infatti al profilo perfetto per la Juve e per il gioco di Conte. E’ rapido, esplosivo, sa accorciare ma anche dare profondità. Soprattutto, è lucido sottoporta. Il 3-5-2 sembra essergli cucito addosso. Anche se gli Apache, di solito, cavalcano liberi e svestiti. Tevez lo fa, ogni tanto, nel rispetto delle regole. Segna, esulta, si alza la maglietta e mostra la scritta di qualche povero quartiere di Buenos Aires. Perchè un campione lo vedi anche da questo. Dal sangue Apache che gli scorre nelle vene.
Antonio Fioretto
