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Maven studierà l’atmosfera di Marte

Ben altro palcoscenico rispetto alla sonda Mangalyaan (dell’Agenzia Spaziale Indiana) è stato riservato al nuovo gioiellino di casa NASA, cioè la sonda Maven. Già nel 2008 l’agenzia spaziale con sede a Houston (Texas) aveva annunciato che a fine 2013 sarebbe stata lanciata la seconda missione del programma Mars Scout.
LA MISSIONE – Maven sta per Mars Atmosphere and Volatile Evolution, e si prefigge lo scopo di studiare l’atmosfera del pianeta rosso, in particolare l’atmosfera superiore e la ionosfera, e vedere come queste sono influenzate dai venti solari. Inoltre la presenza di apparecchiature a bordo che analizzano le molecole volatilizzate nel tempo potrà far capire agli scienziati il perché un pianeta caldo e con alti tassi di umidità si sia trasformato nell’enorme deserto che è ora.
Accertato che ormai l’acqua su Marte era presente (considerando l’erosione delle rocce e la presenza di quelli che un tempo furono letti di fiumi e torrenti), lo studio potrà interessare la vita quotidiana di tutti: estrapolando informazioni da questa missione si potranno avere ulteriori prove e mezzi di comparazione per i cambiamenti climatici che stanno avvenendo anche sulla Terra e che negli ultimi 20 anni hanno assunto dimensioni preoccupanti.
L’EUROPA NON E’ DA MENO – La nuova sonda NASA giungerà a destinazione tra circa un anno, cioè a Settembre del 2014 (arriverà, grazie ad una traiettoria più favorevole, qualche giorno in anticipo rispetto all’ ”avversaria” indiana), e si andrà ad aggiungere alle altre 2 sonde, sempre NASA, che già studiano Marte, cioè MRO (Mars Reconnaisance Orbiter) e Mars Odissey e al modulo Phoenix che invece è atterrato sul suolo marziano. Anche l’Europa ha una sonda in orbita, cioè Mars Express che avrà nuovi “amici” a partire dal 2016, con l’arrivo di Exomars 1 (orbiterà intorno al pianeta) e Exomars 2 ( cioè un rover che verrà spedito sul suolo di Marte nel 2018).
I COSTI – L’intero costo del programma Mars Scout è di circa 670 milioni di dollari (cioè 500 milioni di euro), e cozza sicuramente con i soli 69 milioni spesi per il programma di esplorazione indiano. Il popolo americano però non ha minimamente battuto ciglio o dato via a proteste per gli enormi costi della missione. I soldi spesi in ricerca e progresso sono soldi ben spesi e quando si parla di tagli o sprechi si dovrebbe girare lo sguardo verso altre voci.
La speranza è che anche in Italia (che comunque è molto impegnata con l’ESA, cioè l’agenzia spaziale europea), potremmo un giorno acquisire questa mentalità e investire in ricerca e sviluppo soldi destinati in pozzi scuri senza fondo, magari spedendo anche qualche politico proprio su Marte.
Luca Porfido
