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Milan, why always Mario?

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Balotelli del Milan con la celebre maglietta "Why Always Me?" indossata ai tempi del City
Mario Balotelli, punta di diamante del Milan di Allegri

Mario Balotelli, punta di diamante del Milan di Allegri

Un vecchio proverbio, probabilmente cinese, recita “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito” e, parlando del Milan, quelli che guardano il dito sono parecchi, forse anche troppi. La sconfitta di Parma, pur viziata da qualche presunta svista arbitrale, ha puntato di nuovo i riflettori sul dito: Mario Balotelli. Cresta o non cresta, orecchino o non orecchino, tuffo o non tuffo, il “tiro al Balo” è diventato uno sport popolare quasi quanto il calcio stesso. Certo, Mario ci mette abbondantemente del suo con atteggiamenti dentro e fuori dal campo più che evitabili e più che discutibili ma criticare sempre Balotelli e, ad esempio, prostrarsi ai piedi di Maradona (grandissimo in campo quanto piccolissimo fuori) ogniqualvolta mette piede in Italia è un esercizio di ipocrisia di proporzioni epiche.

LA GESTIONE DI BALOTELLI – L’unico che sembra aver capito come gestire il talento di Balotelli al momento è proprio Massimiliano Allegri e la sostituzione di ieri ne è la prova. Considerare il giovane attaccante come un giocatore parte di un gruppo e non un singolo è il modo migliore per cercare di migliorarlo sia a livello di gioco che a livello caratteriale. Certo, il suo talento non è paragonabile a quello di molti compagni di squadra ma la continua pressione a cui è sottoposto non può certo migliorare le cose, anzi. La critica che viene mossa più spesso a Balotelli è quella di essere un cattivo esempio per i più giovani ma, provando a rovesciare questo ragionamento, Mario non sembra tanto diverso da tanti ragazzi della sua età dal punto di vista dell’atteggiamento. Atteggiamento che rimane sbagliato e spesso condannabile ma che non verrà migliorato a colpi di bastone mediatico. A leggere certa stampa, infatti, SuperMario sembra quasi essere il padre di tutti i problemi del Milan.

E’ VERA CRISI? – La presunta crisi dei rossoneri non sembra nascere tanto da quanto recita il campo o dalla reale forza della squadra quanto dalle aspettative di inizio stagione. A guardare i numeri, infatti, il campionato del Milan non si può definire già compromesso. Nella scorsa stagione infatti, dopo nove giornate, la squadra di Allegri era undicesima con 10 punti, quest’anno è decima con un punto in più. Attacco e difesa, nel confronto, si compensano: se la difesa ha preso finora sei gol in più, l’attacco è riuscito a compensare la differenza in negativo segnandone 16 contro 10 (con Balotelli assente in 4 partite su 9 e attualmente fermo a tre reti). Il momento della squadra, insomma, non è diverso da quello di dodici mesi fa e non è diversa nemmeno la classifica: il distacco infatti dalla terza in classifica era ed è di 11 punti, che lo scorso anno furono ampiamente recuperati nella seconda parte della stagione. Parlare di distacco siderale adesso è affrettato, anche in considerazione che a Gennaio arriveranno Rami per mettere ordine alla difesa e Honda per dare nuova linfa al centrocampo. Inoltre in Champions League, nonostante un girone piuttosto ostico, i rossoneri hanno il passaggio del turno a portata di mano. Ciò non toglie che una svolta sia necessaria per risollevare le sorti della squadra ed evitare la disaffezione dei tifosi (e per far si che Allegri possa scacciare il fantasma di Inzaghi), ma parlare già di catastrofe al momento sembra più che mai prematuro.

Vincenzo Arnone

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