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Milan, Galliani tra pressing e scommesse da vincere

8 punti e 13 gol subiti in 7 partite. L’inizio di campionato del Milan si può riassumere in poche parole che occupano appena mezza riga. Un inizio distrasosamente ovattato, perchè a differenza dello scorso campionato questo era il Milan che più o meno si aspettavano tutti. Una squadra che può essere tutto, meno che una certezza. Magari anche vincente, ma rassicurante no. Così come in Champions, i 4 punti ottenuti in 2 partite non tranquillizzano i tifosi e gli addetti ai lavori, soprattutto per le modalità, fortuite e quasi casuali, con cui sono stati conquistati.
QUESTIONI EXTRA-CALCISTICHE – Dopo 7 giornate però il Milan è alle prese anche con un “avversario” in più: il Giudice Sportivo. Tra Mexes che si improvvisa pugile e inspiegabilmente manda ko Chiellini e l’altrettanto inspiegabile decisione di giocare la prossima partita interna a porte chiuse. Andando in ordine cronologico la prima chisura della sola Curva Sud arrivò dopo Milan – Napoli, per gli ormai banali cori definiti razzisti. Per quel modo di offendere, che è un po’ becero, ma da qui alla condanna senz’appello per un coro da stadio ce ne passa. Ma nell’Italia che si indigna per gli ultras funziona così. E così sia. Se ricadi nella provocazione ti viene chiuso lo stadio per un turno. Tutto molto squallido: accanirsi su un coro. Si accaniscono gli ultras nel farlo ad ogni partita, ma soprattutto si accanisce il Giudice Sportivo. Repetita iuvant, tutto molto squallido. Troppo.
Galliani intanto giura pressing in tutte le aule giudiziarie. Si farà di tutto ma a San Siro si giocherà con gli spettatori. Un dirigente è costretto a combattere per questo. Nello “sport che dovrebbe essere del popolo” succede anche questo.
Ma Galliani ha anche da pensare al mercato, perchè mentre si addossano tutte le responsabilità ad Allegri e al suo non-gioco il Milan preoccupa tanto. E forse qualche responsabiltià ce l’ha anche chi sceglie i calciatori. E di conseguenza chi scegli colui che ha scelto i calciatori. E soprattutto: chi ha stanziato il budget, vitale risorsa nel calcio moderno, per chi ha scelto chi sceglie i calciatori. Da scioglilingua, e mal di testa.
Ma le dinamiche sono queste e qualcuno, ragioniere o dottore che sia, dovrebbe iniziare a farsi delle domande. Alcune vengono spontanee: “Che senso ha avere un parco attaccanti da primo posto e una difesa da salvezza tranquilla alla penultima giornata?”. “Che senso ha spendere 12 milioni per Matri, con El Shaarawy e Pazzini a disposizione (oltre Balotelli), ma non andare decisi su Astori?”. “Che senso ha acquistare Kakà?” ” Ma magari torna quello di una volta” -diranno i più nostalgici- e allora vi rimangerete tutto. Le scommesse hanno un senso se si rivelano vincenti, in caso contrario no. Attendiamo che Galliani riscuota, ma intanto le risposte a queste domande sul senso di alcune azioni le troviamo in un celebre verso di Vasco: “Un senso non ce l’ha…”.
L’a.d. rossonero ironizza sul prossimo mercato, e rispondendo ad una domanda su Honda dichiara: “Non so di che nazionalità sarà il prossimo acquisto”. Io provo a scommettere sul ruolo: calciatore d’attacco. All-in.
Giuseppe Andriani
