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Zeman-Roma: un’ intesa finita troppo presto. Sarà addio?
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9 anni fa|

ROMA. 28 GENNAIO 2013. Il rapporto tra la Roma ed il tecnico di Praga sembra ormai arrivato al capolinea. La squadra non lo segue, le sue direttive non vengono ascoltate e anche la dirigenza giallorossa sembra non aver esaurito la pazienza. I risultati della squadra confermano tutto questo: dopo la bella vittoria col Milan, nel 2013 sono arrivati solamente due punti, contro Bologna ed Inter, e due rovinose sconfitte contro Catania e Napoli. Ora la classifica parla da sola. La Roma è ottava, fuori dalla zona Europa. Perfino il modulo, il 4-3-3, che in carriera non lo aveva mai tradito, sembra aver perso la sua verve. Ma andiamo con ordine, partendo dal reparto sicuramente più debole, quello difensivo.
REPARTO DIFENSIVO – I portieri sono quelli che sono, Goicoechea ha commesso diversi errori, Stekelenburg non è stato capace di offrire sicurezza ed il povero Lobont non è stato mai impiegato. Almeno qui, il boemo non sembra aver particolari responsabilità, ma passiamo alla linea difensiva. Le uniche note positive sembrano essere Castan e Marquinhos, due ottimi giovani ma che nonostante l’impegno e le doti tecniche non hanno evitato ai giallorossi il titolo di seconda peggior difesa della Serie A. Peggio di lei, solo il Pescara, reduce dai sei gol presi a Marassi. Balzaretti sembra essere la brutta copia del giocatore di Palermo, quello che imperversava sulla fascia, sfornava assist per i compagni ed ogni tanto arriva al gol. Ma all’Olimpico, niente di tutto questo, solo timide discese e molte imprecisioni. Meglio non parlare di Ivan Piris, un vero disastro. Si spera che Torosidis sia più compentente. Dodò rimane un oggetto misterioso, mentre i veterani Burdisso e Taddei sono stati impiegati raramente. Forse questa Roma non ha le capacità necessarie per giocare in questo modo ma a Zeman non importa, basta segnare un gol in più rispetto all’avversario e tutto il resto passa in secondo piano.
CENTROCAMPO – Perrotta, Bradley, Tachtsidis, Florenzi, De Rossi, Pjanic. Grandi nomi, bei giocatori, buone qualità tecniche ma poca affinità. Il boemo fin’ora non è stato capace di creare coesione tra questi giocatori, permettendosi anche di escludere Daniele De Rossi a scapito del greco Tachtsidis. Una scelta incomprensibile visto il divario tecnico-tattico che c’è tra l’ex campione del Mondo ed il greco. Stesso discorso per Miralem Pjanic, tornato titolare solamente dopo il derby. Florenzi invece, dopo un ottimo avvio di stagione, sembra aver esaurito le cartucce ma l’impegno e la corsa ancora ci sono. L’ex clivense Bradley è altalenante, alterna buone prestazioni ad altre decisamente sotto la media. Perrotta invece si sta dimostrando una buona riserva, entrando in partita quando serve per dare una mano al centrocampo, ma niente di più.
TRIDENTE OFFENSIVO – Ovviamente, come in ogni squadra del boemo, il reparto offensivo non delude. Tanti gol e molte idee, questo è sicuramente il reparto più convincente. Capitan Totti smista palloni e segna qualche rete e l’estro di Lamela si fonde con i gol di Osvaldo, che tra un’assenza e l’altra, riesce comunque ad essere decisivo. Uscito di scena Destro a causa di un infortunio, si attende il ritorno del giovane Nico Lopez, autore di diversi gol nel mondiale Under-20.
Il famoso ‘progetto’ intrapreso da Luis Enrique e portato avanti da Zeman non sta dando i suoi frutti. Serve un cambio di rotta, un segnale in grado di scuotere tutto l’ambiente giallorosso perché non qualificarsi all’Europa League per il secondo anno di fila sarebbe un fallimento. Si è parlato di cambio della guardia in panchina. Malesani al posto di Zeman, ma sono solo voci, quello che conta è che una squadra come la Roma, con giovani promettenti e di qualità, deve ritrovarsi in fretta per non buttare via un’altra stagione.
Francesco Pietrella
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