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Alessandro Nesta, l’allenatore del futuro. Intervista al difensore del Montreal Impact

MONTREAL, 19 OTTOBRE – Una carriera alla grandissima, coronato anche da un Mondiale vinto nel 2006, seppur sfortunato a causa dell’infortunio. La Lazio gli ha dato la possibilità di esordire e crescere in Serie A, per poi passare al Milan dove ha chiuso la sua esperienza italiana. Per il prosieguo di carriera ha deciso di provare nuove esperienze, come i suoi colleghi Di Vaio, Ferrari e l’ex Inter Rivas, andando in Canada al Montreal Impact. Stiamo parlando di Alessandro Nesta, classe 1976, che ha rilasciato una lunga intervista a Sportmediaset.it
Lo stile di vita non è poi cosi diverso dal nostro ma il campionato si, ed anche il suo processo di ambientamento va alla grande: “Benissimo, mi sono ambientato alla grande. Io sono contento della scelta, la mia famiglia è felice e la società è una bella realtà solida. Certo mi hanno aiutato moltissimo Di Vaio, Ferrari ma anche Rivas (ex Inter ndr), anche se la società è molto italiana. Gli stessi dirigenti lo sono e pensano e vivono come in Italia”. Sul campionato: “Mi devo ancora abituare al calcio americano, quello sì. Come ambiente sto alla grande, ma il calcio è abbastanza diverso e non mi sono ancora ambientato perfettamente al loro modo di giocare. Diciamo che è un livello abbastanza alto soprattutto fisicamente. I giocatori qui sono delle bestie e corrono tantissimo. Io poi sono stato catapultato dentro questa esperienza direttamente dal mare. Dopo una settimana dalla firma ho giocato e senza fare una vera preparazione. Ho faticato anche se nelle ultime partite è andata meglio per quanto mi riguarda. Tatticamente sono ancora un po’ indietro ma stanno lavorando bene anche con le giovanili. Nel giro di pochi anni credo che possano migliorare moltissimo”.
Il clima pre partita è diverso rispetto a quello italiano. Sabato la squadra di Nesta ne ha uno, affronterà il Toronto: “Non è un vero e proprio derby perché tra le due tifoserie c’è dell’amicizia. Il clima è totalmente diverso rispetto a quanto ero abituato in Italia. Allo stadio ci vanno le famiglie, mangiano lì e dopo cinque minuti dal fischio finale è già tutto dimenticato. Non ci sono tv che seguono il calcio durante la settimana e sui giornali lo spazio è poco. Pressione zero, almeno da noi, c’è una mentalità diversa. Poi ci sono realtà diverse come Houston o Columbus che vivono il tutto con grande trasporto le vigilie.” Confessa anche di non mancargli la pressione che c’è in Italia prima di ogni gara e durante la settimana: “Come si vive il calcio in Italia a me piaceva, ma non posso dire che mi manca quella pressione spasmodica di certe partite. Una via di mezzo sarebbe l’ideale. Diciamo che non mi manca tutta la pressione della Serie A, ma essere troppo tranquilli non sempre è un bene. A questa età però non ho bisogno di avere stimoli ambientali per rendere. La guardo molto poco perché in tv non la danno spesso, solo su un canale internazionale ogni tanto”.
Il livello del nostro campionato si è abbassato leggermente dopo le partenze di alcuni illustri giocatori del nostro calcio, ma Nesta non è proprio dello stesso avviso: “Penso sinceramente che ovunque ci sono delle annate giuste che portano a vincere tutto. A noi è successo, i classe ’74-’75-’76 e giù di lì è stata straordinaria. La Spagna e la Germania stanno godendo adesso. Sono convinto però che il futuro dell’Italia è roseo, basta guardare l’Under 21. C’è qualche giocatore che farà una grande carriera”.
Una battuta sul big match di sabato tra Lazio e Milan e sul suo numero di maglia abituale che al Montreal è sulle spalle di Matteo Ferrari:”Sabato saremo in trasferta a Toronto poco prima del fischio d’inizio dell’Olimpico. Non credo che riuscirò a vederla. Pronostici? Meglio non farli. Qualsiasi cosa dica, sbaglierei. No no (ride), non gliela chiederò. E’ arrivato prima lui ed è giusto che la tenga lui, però un po’ mi dispiace, quello sì”.
Si passa poi alla reazioni dei suoi nuovi compagni la prima volta che l’hanno visto e all’Hockey, vero sport nazionale: “C’era grande curiosità anche perché tutti i ragazzi sono grandi appassionati del calcio europeo e italiano. Sanno tutto, facevano domande. Io ho trovato un grande gruppo di ragazzi umili e fantastici. Io poi ci metto poco a fare amicizia e far capire che sono un tipo tranquillo, che non sono un marziano. Ci hanno provato (ride), ma qui sono tutti in sciopero. C’è il lockout e per tutto l’anno mi sa che non giocano. Sono stato sfortunato”.
Le ultime tre domande riguardano l’esordio del nipotino con maglia della Roma, il ritorno da giocatore, al Livorno come detto dal Presidente Spinelli e quello da allenatore. Sul nipotino:”Diciamo che mi è parso un po’ strano perché siamo una famiglia di laziali e se fosse andato alla Lazio era meglio. Ma ognuno ha la sua strada e non voglio intromettermi nella sua. L’importante è che sia in una società seria che lo aiuti a crescere nel migliore dei modi. Se lo fa alla Lazio o alla Roma alla fine è più o meno la stessa cosa…”. Su un suo possibile approdo al Livorno: “Assolutamente no. Ho già prenotato le vacanze a Miami e mi muoverò solo per andare lì. Penso che quella di Spinelli fosse solo una battuta. Livorno è una bella città, ma io penso solo ad andare in vacanza anche perché durante l’ultima estate ho fatto il corso di allenatori e le ho saltate”. Il ritorno in Italia da allenatore: “Tra qualche anno magari. Io ci provo e sinceramente ci spero”.
Massimiliano di Cesare
