Calcio Estero
Jose Mourinho: Antipatico vincente e Speciale dissidente!

MADRID, 4 APRILE 2012 – “Se avessi voluto un lavoro facile sarei rimasto al Porto, con una bellissima sedia blu,e una Champions in bacheca”. Si era presentato cosi in riva al Tamigi alla corte di Roman Abramovich, quasi a giustificare il suo addio ai dragoni proprio nel giorno della festa. Una delle tanti frasi che lo hanno reso celebre a partire dalla sala conferenze. Il volto convinto di chi sapeva di essere entrato nella storia con prepotenza, cambiando tradizioni e numeri in corso d’opera.
Un personaggio controverso e spigoloso, ma fortemente metodico, in grado di autopromuoversi nel mondo pallonaro come nuovo Messia in terra. “Dopo Dio ci sono io”, un nuovo partito “religioso” con seguaci annessi pronti a sostenere le sorti dello Special, come lui stesso osò definirsi davanti ai microfoni. Dalle battaglie sul campo alle schermaglie pre-match, da Wenger a Ferguson, Lo Monaco e Beretta, per finire con Guardiola e parte della stampa blaugrana. Innamorato del suo savoir-faire in pieno stile British, con il classico cappotto talismano dal quale non si separerà mai.
Comincia l’avventura da allenatore nel 1987 con gli allievi del Vitoria Setubal. Gavetta e tanti ruoli ombra nei club satelliti lusitani, finchè non è Bobby Robson a volerlo allo Sporting Lisbona prima e al Porto dopo come vice. Lo segue persino al Barcellona, passo dopo passo si stacca dal maestro e decide di togliersi i panni di assistente. Abbandona le vesti di comprimario e si ritrova su un nuovo binario, Benfica e Uniao Leiria. Giacca e camicia Mourinho diventa uomo guida.
Oporto gli cambia la vita per davvero, pensavano di aver già riempito ogni pertugio utile, macchè è toccato aprire uno sgabuzzino nuovo di zecca per adagiare 2 scudetti, 1 Champions, 1 coppa Uefa, 1 coppa nazionale, 1 supercoppa di Portogallo. Poi la fuga a Londra con il suo staff al seguito, riporta lo scudetto dopo 50 anni, e l’anno successivo riesce persino a bissare. 2 coppe di Lega, 1 coppa d’Inghilterra e 1 Community Shield. Special anche d’oltremanica, sarà silurato da Abramovich con pentimento praticamente immediato. Nel 2008 firma un aureo contratto con l’Inter, e compie un vero e proprio capolavoro: 2 campionati, 1 coppa Italia e 1 supercoppa di lega. In Europa sale ancora una volta sul gradino più alto, e ironia della sorte lo fa al Bernabeu, che da li a poco diventerà la sua futura casa.
Inizia l’avventura blanca, tra polemiche e risposte stucchevoli, alimenta l’astio tra Barca e Real, ne esce male dagli scontri verbali, peggio dal rettangolo verde. Una piccola rivincita nel finale di stagione, la coppa di Spagna è sua, ai danni del nemico Pep. Nella stagione in corso guida la Liga con 6 punti di vantaggio sui blaugrana e con una semifinale di Champions praticamente in freezer.
Speciale e mai banale, per diversità di vedute con la dirigenza potrebbe persino dire addio a fine anno. Per lui c’è la fila, dal Chelsea al City, l’Inghilterra attizza ancora. Il Mou pensiero è in continua evoluzione, costantemente aggiornato, sempre alla ricerca di nuovi nemici da silurare e vecchi amici da ricordare. A Moratti un pensiero va sempre, un pezzo di cuore è rimasto lì, imbastito per fare il tifo, legato da una linea trasparente sull’asse Madrid-Milano.
Ha riportato argenteria nuova ovunque sia andato, oltre ai numerosi riconoscimenti personali, rimane il personaggio da copertina per eccellenza. Amore e odio con i giornalisti, deferimenti ed espulsioni premeditate, maniacale nello studio dei dettagli e instancabile motivatore. Vero psicologo, con il pregio di esser nato vincente. In due parole: Jose Mourinho!
Mario Lorenzo Passiatore
