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L’americano, l’italiano, lo spagnolo e quella pazza idea: un sogno chiamato “Projecto”

ROMA, 3 APRILE – C’erano una volta un americano, uno spagnolo, ed un italiano. Conducevano vite completamente distinte e separate: ognuno nella propria nazione, ognuno impegnato nel proprio mestiere. Non avevano la benchè minima idea che, in qualche modo, per realizzarsi al 100% avevano bisogno l’uno dell’altro. Poi, un bel giorno, l’americano decise di avvicinarsi all’italiano per addentrarsi in una nuova avventura, una nuova sfida da vincere. Si conobbero, si piacquero, e capirono che da quel momento in poi avrebbero potuto lavorare insieme. Ognuno al proprio posto, certo, ognuno nella propria dimensione, ma insieme, per la realizzazione di un Progetto di cui uno era la mente e l’altro rappresentava l’ossatura del braccio. L’americano però ad un certo punto si guarda attorno e capisce che per mettere in pratica ciò che ha in mente ha bisogno di un collante, qualcuno che sappia collegare mente e braccio, per farli funzionare entrambi alla perfezione. E poi, per dare colore all’ambiente, serve un tocco esotico: dopo tutto, “Projecto” suona quasi meglio di progetto. Ed allora, ecco entrare in gioco un terzo elemento, uno spagnolo. Il puzzle è completo, ma voi direte: il punto qual è? Chi sono tutti questi personaggi? L’americano è Thomas Di Benedetto, magnate che ha da poco rilevato la società Roma. L’italiano è Francesco Totti, capitano storico dei giallorossi. Lo spagnolo è chiaramente Luis Enrique, che da giugno si è insediato nella capitale per quello che dovrebbe essere il progetto della svolta. Insomma, soldi statiunitensi, idee ispaniche e talento Made in Italy: sono loro i perni della ricostruzione di una società che nel recente passato ha vissuto anni bui e tempestosi. E tutt’a un tratto Roma risvegliandosi dall’incubo si riscopre bella come il sole.
STARS, STRIPES AND MONEY – Prima dell’arrivo di Mr.America Thomas Di Benedetto la Roma non godeva di certo di una situazione rassicurante. Dopo gli anni vincenti dell’era Sensi, conditi anche da uno Scudetto e dall’arrivo di grandi giocatori quali Batistuta, Emerson e Samuel, giusto per citare i più famosi, i soldi hanno cominciato a scarseggiare ed al timone è passata Rosella Sensi, che ha preso in mano le redini della società sostituendo il padre. Le cose però andavano sempre peggio, sia dal punto di vista dei risultati – i giallorossi si attestavano sempre su buoni livelli, i picchi dei primi anni del nuovo millennio però rimanevano un ricordo lontano – che da quello economico. Nell’estate 2010 la società passa ad Unicredit, praticamente in amministrazione controllata. Il mercato è pressochè bloccato, e la squadra stessa sembra risentire di una situazione sempre più deleteria. Poi, Thomas Di Benedetto, affiancato dai fidi James Pallotta e Richard D’Amore (tutti rigorosamente italoamericani) decide di prendere in mano la situazione e nei primi mesi del 2011 di fatto acquista la quota di maggioranza della società. E’ un’autentica svolta, perchè con lui al comando le cose cambiano decisamente. Per lo zio Tom si tratta di una decisione ponderata e dettata da svariate circostanze concomitanti. Anzitutto, la voglia di riportare la Roma ad alti livelli. E poi l’atavico amore per la città, senza dimenticare un aspetto importantissimo: come lui stesso ammette in un’intervista alla Gazzetta dello sport, poter rappresentare Roma nel mondo mediante un veicolo di business e passione tanto importante quale è il calcio per Tom rappresenta un’occasione ghiotta, ghiottissima.
PROYECTO EQUIVOCADO? – Il nuovo direttorio americano decide di esautorare Montella – allenatore giallorosso subentrato nella seconda parte della stagione 2010\2011 all’esonerato Ranieri – per puntare tutto su Luis Enrique, tecnico giovane, con idee innovative e soprattutto di scuola blaugrana, la migliore su piazza al giorno d’oggi: Luis è reduce da una grande stagione col Barcellona B. Nei primi giorni lo spagnolo si prende critiche asprissime per i suoi modi bizzarri di rapportarsi alla nuova realtà: nelle settimane di ritiro si presenta spesso e volentieri agli allenamenti con l’i-pod, nemmeno fosse un ventenne qualunque. Luis viene tacciato di scarsa cultura del lavoro, vengono messi in discussione i suoi metodi ancor prima di capire quale sia l’effettiva portata degli stessi. Dicono che a livello di comunicazione con i suoi uomini non è granchè, insomma, dalle parti di Roma s’insinua il sospetto di un flop annunciato. Durante i mesi estivi poi, il feeling con capitan Totti non sembra essere dei migliori, tant’è che nei preliminari di Europa League col modesto Slovan Bratislava il tecnico lo lascia fuori all’andata e lo sostituisce al ritorno, preferendo affidarsi ai giovani. Risultato: la Roma esce di scena subito e la vetrina europea si dissolve in men che non si dica.
MERCATO DA TOP TEAM – E’ vero, all’inizio il rapporto tra Luis Enrique e Francesco Totti non sembra essere dei migliori. Però i due si chiariscono subito ed il Numero 10 diventa parte integrante e fondamentale del progetto. L’allenatore glielo garantisce, e col senno di poi si può dire che abbia mantenuto le promesse. E fa pure bene a mantenerle, perchè il Pupone quando in forma è ancora un giocatore fondamentale per questa squadra. Totti a parte, la nuova Roma prende forma soprattutto grazie agli acquisti estivi. Arrivano tanti baby top player e qualche giocatore di esperienza internazionale. La società e l’allenatore pongono in essere un lavoro accuratissimo, a dir poco straordinario. Partiamo dal portiere: via la colonia brasiliana Doni-Julio Sergio, ecco l’orange Stekelenburg, titolare dell’Olanda vicecampione del mondo ed ex Ajax. Con lui i giallorossi stanno sicuri. Poi, la difesa, con gli innesti di Kjaer dal Wolfsburg, Heinze dal Marsiglia, e Josè Angel dallo Sporting Gjon, voluto dallo stesso tecnico e soffiato al Barcellona. Un mix di freschezza ed esperienza. I veri capolavori però vengono fatti a centrocampo e soprattutto davanti. In mediana ad esempio arriva Fernando Gago, giocatore ancora giovane e molto forte, buttato via dal Real Madrid come un ferro vecchio e rigeneratosi con Luis Enrique. E poi, Miralem Pjanic: un Fenomeno. Ha soltanto 21 anni ma sembra un veterano, ha classe e personalità da vendere, regala assist sontuosi, è bravo sia in fase di copertura che di impostazione e talvolta non disdegna qualche bel gol. Senza esagerare, a parere di chi scrive questo è l’acquisto più importante della Roma, che si è assicurata uno dei centrocampisti più forti del pianeta a prezzo di saldo (10 milioni). Davanti invece addirittura 4 nuovi giocatori per Luis Enrique. Il primo è Erik Lamela: genio e sregolatezza, qualità allo stato puro, diamante già pressochè sgrezzato. Un altro colpaccio. A seguire Fabio Borini, intuizione eccezionale della dirigenza giallorossa perchè preso in prestito con diritto di riscatto dal Parma e trasformatosi da giovane di belle speranze a campioncino con la stoffa da grande giocatore. E’ stato lui a trascinare i giallorossi negli ultimi mesi, ha già realizzato una decina di gol: davvero niente male per uno che con un altro allenatore sarebbe stato destinato alla Primavera. E’ il turno di Bojan Krkic, vero pupillo del tecnico e giocatore sul quale pure i tifosi riponevano le maggiori aspettative. Krkic ha deluso nei primi mesi, ma adesso si è svegliato dimostrando tutte le sue qualità: è stato preso con una strana formula dal Barcellona, con 8 milioni sarà tutto giallorosso. Per concludere c’è il ritorno in Italia di Osvaldo: gli anni in Spagna devono avergli fatto bene, perchè il brutto anatroccolo di Bologna si è trasformato in cigno.
GIOCO E SPETTACOLO, IL PROGETTO DECOLLA: ALLA CONQUISTA DEL MONDO – Con tutti questi nuovi giocatori, supportati dalle guide Totti e De Rossi, la Roma svolta. E se nei primi mesi i risultati latitano, il gioco è assolutamente spettacolare. Perchè con Luis Enrique si lavora palla a terra ed il possesso della sfera è sempre a favore dei giallorossi. I tifosi si divertono come pazzi e pian piano arrivano pure i punti. Adesso, ad 8 gare dal termine, la Roma è in piena corsa per l’Europa che conta, col terzo posto distante soltanto 4 lunghezze. Oltretutto, a differenza delle dirette rivali Napoli, Lazio, Inter ed Udinese, i giallorossi sono in uno stato di forma smagliante, poichè non avendo giocato le coppe adesso non si trovano costretti a subire i contraccolpi psicofisici che gli impegni continentali inevitabilmente si portano dietro. Insomma, se le altre si trovano a dover fare i conti con la fatica, la banda del “Projecto” può correre all’impazzata verso un sogno chiamato Champions League. Ed è soltanto l’inizio. Perchè l’italiano, l’americano e lo spagnolo si sono messi in testa una strana idea: riportare Roma in cima al mondo.
Vincenzo Galdieri
