La Caduta degli Dei
Helder Postiga, da pupillo di Mou a giramondo
Un giramondo alla ricerca del gol: può essere descritta così la carriera, davvero particolare, di Helder Postiga

Helder Postiga è senza alcun dubbio uno degli attaccanti più importanti della storia del Portogallo. A dirlo sono in primis le sue 27 reti. La sua carriera nei club è però tutta da raccontare, nei suoi alti e nei suoi bassi.
I successi di Helder Postiga al Porto e i problemi al Tottenham
Il classe 1982 è cresciuto a pane e calcio e, non a caso, nel 1996 è entrato a far parte del settore giovanile del Porto. L’esordio in prima squadra è datato 1 luglio 2001. Ed è da qui che è cominciata la sua ascesa. Ascesa che ha avuto soprattutto un nome: José Mourinho. Il tecnico, a soli 20 anni, gli ha affidato una maglia da titolare e lui l’ha ripagato con 18 gol e nove assist in 45 presenze tra campionato, Coppa di Portogallo e Coppa UEFA. E il trionfo in quest’ultima è stata la vera e propria ciliegina sulla torta e che ha dato vita a uno storico triplete. Insomma, Postiga si è trovato subito all’apice, tanto che è arrivata anche la convocazione del ct Felipe Scolari.
Ed è stato per tutto questo che il Tottenham, nell’estate del 2003, ha investito quasi dieci milioni di euro. Le premesse erano a dir poco positive, ma l’avventura si è rivelata una vera e propria delusione: due gol in 24 presenze. Un’esperienza a dir poco da dimenticare, tanto che, il Daily Mail, stilando una classifica dei 50 peggiori attaccanti nella storia della Premier League, l’ha inserito come 31esimo. Ma questa, con il senno di poi, è stata solo una tappa. A ciò sono infatti seguiti un deludente ritorno al Porto, con solo tre reti, e una non certo entusiasmante parentesi al Saint Etienne (due gol e un assist in 16 presenze).
La rinascita, le delusioni, e le ultime avventure
Postiga si è ritrovato al Porto, anche grazie a Jesualdo Ferreira. Il tecnico gli ha dato fiducia e per l’attaccante sono arrivati dieci reti e tre assist in campionato, risultando così fondamentale nella vittoria del titolo. La seconda stagione però non è iniziata nel migliore dei modi ed ecco che è così arrivata un’altra delusione: quella al Panathinaikos. Il buon Helder ha però vissuto una sorta di seconda giovinezza allo Sporting Lisbona e al Real Saragozza. Con il primo ha totalizzato 18 gol e 14 assist, vincendo anche una Supercoppa. Con il secondo, dove è approdato dopo la mancata convocazione ai Mondiali del 2010, è stato grandissimo protagonista nella seconda stagione: 14 gol, ossia il record personale in carriera. Le sue reti però non sono bastate per evitare la retrocessione.
Dopo una brevissima parentesi al Valencia, c’è stata quella, iniziata nel gennaio 2014, alla Lazio. Un’esperienza che, senza fare ironia, in pochi si ricordano. Il lusitano, all’ombra del Colosseo, è stato tormentato da guai fisici e a ha collezionato appena cinque presenze. Lui stesso ha ammesso di avere grandi rimpianti, sottolineando i tanti problemi avuti. Ed è qui che è cominciata la discesa della sua carriera: Deportivo La Coruna, Atletico de Kolkata e Rio Ave, sono scivolati via senza acuti particolar, se non il il cinquantesimo nella massima divisione lusitana, ma con tanti infortuni. La sua è una carriera, che si è chiusa nel 2017, di giramondo, con quel neo della Premier. Se fosse andata diversamente cosa sarebbe cambiato?
