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Allegri dallo psicanalista, ma Sarri è la scelta giusta per la Juve?
Pubblicato
4 anni fa|
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Gennaro Donnarumma
Manca solo l’ufficialità, ma oramai pare sia cosa fatta: Maurizio Sarri siederà sulla panchina della Juventus. E questo sarà lo scossone del mercato, lo si è già capito. Siamo di fronte ad una svolta probabilmente epocale. Se vincere è l’unica cosa che conta, e su questo la missione è stata ampiamente compiuta, ora vincere giocando bene sarà l’unica cosa che conta. La Juve l’ha capito, meglio tardi che mai, sembrerebbe: c’è bisogno di quell’impronta che in Europa, in un calcio sempre più evoluto, è sempre più necessaria. L’Ajax, ma anche il Tottenham finalista, sono un chiaro esempio in questo senso. Missione di Sarri sarà ora quella di condurre la Juve, al termine di un ciclo già vincente, in una nuova dimensione. Continuando sulla strada già tracciata. Ma questo, di per sé, apre ad almeno due discussioni, che sono il centro della nostra “polemica” di giornata. Da Max Allegri a Maurizio Sarri passando per le future sorti della Vecchia Signora.
Allegri in terapia
“Se non vinci non sei bravo. Potrei farvi un esempio, però non ve lo faccio. Perché sennò viene giù il mondo” – parlava così Massimiliano Allegri in conferenza stampa, per l’addio alla Juventus. Difatti un esonero vero e proprio. Il riferimento, chiaro, a Maurizio Sarri, il tecnico del circo che riuscì a sottomettere la Juve fin dentro casa sua, perdendo uno scudetto sfiorato più e più volte. Ora quello stesso tecnico, vittorioso in Europa League, sta per sedere sulla panchina che fu di Max. Allegri, e ringraziamo gli amici di Sarrisimo – Gioia&Rivoluzione per l’ispirazione, ora andrà dallo psicanalista: ci vorrà Sigmund Freud per fargli realizzare che il circo è arrivato a Torino. Non deve essere facile, per Allegri, metabolizzare una vera e propria sconfessione. Alla fine tra Allegri e Adani ha vinto Adani. E la Juve l’ha capito.
Vincere giocando bene, prima o poi, porta risultati finanche sorprendenti. Un punto di rottura vero e proprio voluto dalla Juve per gli otto anni precedenti: al gioco all’italiana di Conte, perfezionista poi con Allegri, si è scelta la via del Sarrismo, filosofia calcistica che ha riscosso successi e consensi in tutto il Vecchio Continente fino al Chelsea, dove però non è stato compreso fino in fondo. Ma a Napoli ha lasciato un segno tangibile, seppur pressoché inconcludente data la nulla vincita di trofei. A Torino, ora, si dovrà confermare il bel gioco da abbinare, però, a risultati e trofei che la Juve chiede. E ne chiede sempre di più prestigiosi. Insomma la Champions League in una sola parola.
Sarri è la scelta giusta per la Juve?
Ora, appurato che Max Allegri andrà dallo psicanalista, magari in compagnia della bella Ambra, c’è da chiedersi se sia o meno Maurizio Sarri la scelta giusta per la Juve. Se lo si chiede ad un allegriano ortodosso, la risposta probabilmente sarà no: in cinque stagioni Allegri ha portato la Juve a vincere 5 scudetti, 4 Coppe Italia, 2 finali di Champions League, una quasi finale persa in maniera rocambolesca contro il Real Madrid.
Sarri, a sessant’anni, ha vinto una sola Europa League. Eppure conquista ancora il modo in cui è arrivato a vincerla, il percorso che l’ha portato dalla terra battuta a Stamford Bridge. Avrà considerato anche questo aspetto, la dirigenza juventina. Maurizio Sarri è la scelta giusta della Juve per avere un’impronta diversa e più consona ai tempi, ma non è la scelta giusta per vincere, magari in più, a scatola chiusa. C’è tutto da dimostrare. Nell’apoteosi del suo successo, Sarri non è andato oltre il secondo posto. Non al massimo, a Londra, ha conquistato un’Europa League. Non significa, insomma, che a scatola chiusa Sarri farà meglio e più di Allegri. E nemmeno come Allegri. Quel che sorprende è che la Juve si sia perlopiù fidata di una scommessa, perché di questo si tratta. Può andare bene, ma anche naufragare nel peggiore dei modi. E sarebbe una macchia, nella geniale e lungimirante gestione della Juventus. Forse Guardiola era la prima scelta?
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