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Gaizka Mendieta, il fantasma iberico che infestò l’Olimpico

Gaizka Mendieta rimane uno dei più grandi misteri della storia del calcio. Fenomeno di livello assoluto nel Valencia targato Cuper, bidone stratosferico a Roma e dopo Roma. Quello che doveva essere il giocatore su cui costrruire un nuovo ciclo vincente della Lazio, si rivelò il simbolo della fine dell’era Cragnotti.
Lo sbarco del Re
Estate 2001. Dopo il terzo posto della stagione precedente, la Lazio di Sergio Cragnotti riparte ai nastri di partenza, desiderosa di rivincere il titolo fatto suo nel 2000. Alla guida della squadra c’è Dino Zoff. Il buon Dino ha rilevato Eriksson la stagione precedente, riuscendo a rimettere in riga una squadra che sembrava allo sbando. Al tecnico vengono dati diversi giocatori nuovi. Sono sette, infatti, gli acquisti di quell’estate: Kovacic, Liverani, Fiore, Giannicchedda, Cesar e Stam. E poi c’è lui. Gaizka Mendieta. Lo spagnolo sbarca nella capitale per la cifra record di 89 miliardi di lire. Nei piani di Cragnotti a lui, pur con compiti diversi, toccherà il compito di rimpiazzare Nedved nel cuore dei tifosi biancocelesti. Il ceko, infatti, è stato ceduto alla Juve e ora il pubblico biancocelete chiede a gran voce un nuovo leader. Mendieta arriva con un curriculum di tutto rispetto. Miglior centrocampista della Champions League per due anni di fila (2000 e 2001), due finali di Champions disputate, una coppa del Re ed una supercoppa vinte, oltre ad un Intertoto. Il suo stile di gioco è uno spot per il bel calcio. I tifosi sono già in delirio. La Grande illusione prende piede.
Mendieta: numerosi impietosi
Mendieta alla Lazio dura una stagione, disputando solo 20 gare. Il problema principale che lo spagnolo si porta dietro è la sua collocazione tattica. Zoff e Zaccheroni (che gli subentra dopo cinque giornate) non vengono a capo del puzzle. Mendieta gioca in tutti i ruoli del centrocampo senza metterci una nota. Nè un passaggio illuminante, nè un inserimento. In una stagione già di per dè disastrosa per la Lazio, lo spagnolo inizia via via a sparire dal campo. Alla fine del campionato saranno per lui 27 presenze tra campionato e Champions League e nessun gol. Numeri che rendono l’idea, specie se paragonati alla media che aveva in Spagna fino a un anno prima. Per la cronaca furono 13 le reti realizzate al Valencia nella stagione precedente, addirittura 19 due stagioni prima e 12 nel 1999. Un crollo incredibile. Alla Lazio basta quella stagione per capire che lo spagnolo non è adatta al suo calcio. Lo rispedisce in Spagna, al Barcellona in prestito, per cercare di rivalutarlo. Il tentativo fallisce. Il Barcellona chiude sesto in classifica, non si qualifica alla Champions League e decide di non riscattare Mendieta. I problemi non finiscono qui. Il club di Cragnotti viene travolto dallo scandalo Cirio e rischia il fallimento. A quel punto giunge il Middlesbrough che lo prende in prestito. Con l’ex club di Ravanelli vince una Coppa di Lega e si guadagna il riscatto. Poi, va via via spegnendosi. Alla fine chiude con 73 presenze in quattro anni. Si ritira ad appena 34 anni. Attualmente si diletta a fare il dj in alcune discoteche di Middlesbrough, dove è rimato ad abitare.
Il Grande Mistero
Nessuno sa cosa sia successo a Mendieta nel passaggio dal Valencia alla Lazio. l giocatore meraviflioso che aveva incantato l’Europa è svanito di colpo. E’ come se a 27 anni (età del suo trasferimento nella capitale) avesse mentalmente appeso gli scarpini al chiodo. Lo spagnolo ha rappresentato il più grande flop della Lazio targata Cragnotti. Il fatto che i problemi della società siano venuti fuori dopo il suo addio, sono forse una sorta di Karma. Mendieta, il Re Fasullo Spagnolo e Cragnotti,l’illusionista italiano, hanno tradito entrambi la Lazio. Il loro incontro è stato il detonatore che ha fatto esplodere il castello di carte su cui l’ex patron della Cirio aveva costruito un impero.
