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Alex Sandro, la storia del bambino che dribblava i carretti

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La storia di Alex Sandro, da Catanduva all'Europa

In molti lo definiscono il ‘prossimo Roberto Carlos’, tanti altri non trovano termini di paragone perché la crescita di Alex Sandro è stata repentina: a chi gli imputava la sola capacità di prendersi il fondo e di liberare il sinistro, Allegri ha risposto trasformandolo in un terzino che nella doppia fase riesce a superare anche i migliori al mondo. Ma qual è la sua storia? Sì, perché tutti conoscono i suoi exploit, gli alti e i bassi in maglia Juve. Però in pochi sanno che quel 26 gennaio del 1991, Alex nasce a Catanduva, San Paolo. La signora Lobo e il signor Reinaldo Ramos da Silva danno alla luce un ragazzino che impara subito a correre, a giocare, a divertirsi.

I primi calci ad un pallone tra le strade di Bom Pastor

Il quartiere non è esattamente da cartolina: Sandro cresce a Bom Pastor, nella zona di Catanduva, e lo stato di San Paolo si trova a 400 chilometri dalla capitale del Brasile. I genitori, che lavorano la canna da zucchero, lo instradano subito sulla via del lavoro: e Alex, già all’età di 8 anni inizia ad aiutare suo padre tagliando e ricucendo le piante, forma principale di sostentamento della sua regione. Nel mentre, partite con gli amici: un pallone che gli sembrava un mondo intero. E… scalzo, ovunque, con due sacchi come pali delle porte, imparava a destreggiarsi ovunque e a saltare uomini come faceva con i carretti. Doppio passo e poi il sinistro. Pulito, potente, preciso. Già a 10 anni.

La sfida piu’ dura di Alex Sandro

Il piccolo Alex, dopo aver “preso” il quartiere, decide di puntare tutto sul suo talento, anche spinto dalla gioia del padre, che nel calcio non aveva mai davvero sfondato. Inizia nel club della città natale, il CELT. Una squadra particolare, questa: è gestita dallo stesso comune di Catanduva, e non ci sono veri e propri contratti. Per prendere un ragazzino e portarlo in un club professionistico, la città richiede però una donazione e del materiale sportivo. Detto, fatto. Alex Sandro partecipa a tutti i tornei giovanili nello stato di San Paolo: è il migliore, è sempre il migliore. Da qui si fa sotto l’Atletico Parananense: tra il 2006 e il 2008 continua a crescere nelle giovanili, fino al debutto proprio a 17 anni. Terminerà l’esperienza con l’Atletico nel 2010.

Il viaggio lungo verso l’Europa

E in Europa? Tranquilli: il viaggio è decisamente lungo. Alex Sandro aspetta, con pazienza, un club che possa dargli minutaggio, fiducia, prospettive. E allora prima va in prestito al Santos, dove continua a mostrare tutte le sue doti, arretrando sempre più spesso da esterno basso. Tant’è: arrivano gli scout del Porto, e allora il sogno di approdare nei grandi campionati europei è presto realizzato. Dopo aver giocato per 4 stagioni con i Dragoes, in Europa sono tutti pazzi di lui: c’è la Juve su tutti, ma poi il Chelsea, il Manchester United, lo stesso Barcellona. Insomma: c’è solo l’imbarazzo della scelta. Non per i club, però. Che si trovano davanti a una richiesta di ben 20 milioni. A 18, lo strappa via la Juve: Torino diventa casa sua, e la prima stagione – in cui s’alterna con Patrice Evra – è devastante. Alla fine, oltre 140 presenze con 9 reti messe a segno e 20 assist. E un rinnovo ricchissimo che lo porta tra i migliori elementi in una squadra che punta a prendersi l’Europa.

Nel privato, Alex è legato a Natalia Regina, che come lui è nata e cresciuta in Brasile. Natalia ha dato alla luce due bambini: prima un maschietto, poi la piccola Alexia, nata proprio a Torino.

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