Cronaca
Salvini contro Scola, ma nelle scuole l’intruso non è il Ramadan: è la religione
Pubblicato
5 anni fa|
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Enrico Steidler
“Monsignor Scola, arcivescovo di Milano, ha proposto di istituire una FESTA ISLAMICA nelle scuole pubbliche – scrive Matteo Salvini sulla sua pagina di Facebook – Mah… Con tutto il rispetto, io non sono assolutamente d’accordo! Voi?”. Segue diluvio biblico di invettive ‘Scolicide’ e di osanna al caro Leader. “Una società plurale dev’essere il più possibile inclusiva – ecco le alate parole date in pasto al popolo celodurista – ma non può rinunciare al simbolo. Critico la laicità alla francese: non è pensabile creare uno spazio di neutralità, in cui tutti facciano un passo indietro sul tema delle religioni. Piuttosto – esorta Angelo Scola in pieno raptus ecumenico – ciascuno si narri e si lasci narrare. Non si deve rinunciare ai propri simboli ma includere anche quelli degli altri: per cui non dobbiamo togliere il presepe dalle scuole, ma se aumentano i bambini musulmani bisogna prendere le loro feste e inserirle nella dimensione pubblica. Spiegare, non vietare”. Ok, chi ha ragione? Il Gran Sacerdote che vieta o quello che spiega? Facile: hanno torto entrambi.

Matteo Salvini
NON C’E’ TRIPPA PER QUETZALCOATL – Sia il J’accuse di Salvini che l’omelia di Scola, infatti, traggono spunto da una visione della scuola pubblica contaminata dalla medesima magagna: la religione. Sotto questo aspetto, che si tratti solo della nostra – come vuole il crociato di Pontida – o anche di quelle altrui (se sufficientemente rappresentate, ovviamente) non fa alcuna differenza: è la premessa, la stessa premessa, che è sbagliata, quindi lo sono anche le sia pur opposte conclusioni. Certo, quella dell’arcivescovo – scrive Alex Corlazzoli sul Fatto Quotidiano – “va almeno incontro ad un’idea di ‘tempo’ da vivere come bene comune“ e pare quindi un tantino più elevata rispetto al solito coacervo di egoismi anacronistici in salsa padana, ma si tratta comunque di una solenne fregatura, di un gioco delle tre carte (una per ogni religione monoteistica) in cui vince solo il banco. Cioè lui, l’ineffabile Angelo Scola.
AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA – Attenzione, quindi, a non cadere nella trappola: quando si parla della scuola di uno Stato laico il punto non è quante religioni ma zero religione. E’ per questo che Scola critica a chiare lettere “la laicità alla francese“, perché è lei, mica l’islamico, il vero pericolo pubblico. E’ lei – la maledetta “neutralità” – che ha scacciato dalla scuola ogni predatore di anime fin dal lontano 1905, e che lo fatto mettendo nero su bianco due articoli di legge a dir poco esemplari: Articolo I – La Repubblica assicura la libertà di coscienza. Garantisce il libero esercizio dei culti sotto le sole restrizioni relative all’interesse dell’ordine pubblico; Articolo II – La Repubblica non riconosce né stipendia né sovvenziona alcun culto. In conseguenza di ciò, a partire dal 1° gennaio successivo alla promulgazione di questa legge (9 dicembre 1905, ndr) saranno soppresse dai bilanci dello stato, dei dipartimenti e dei comuni tutte le spese relative all’esercizio dei culti. Insomma, ecco perché Scola esorta a condividere il desco: perché così si rafforza. Ed è più difficile perderlo.
Timore immotivato, o quasi. La distanza fra italiani e francesi, infatti, non si misura solo in termini di anni – e 111 sono già una voragine spaventosa – ma anche di forma mentis, e che la nostra sia ristretta al punto da non poter ancora accogliere visioni così ‘moderne’ lo dimostra ogni giorno la cronaca. E pure questa lettera, scritta da una lettrice del Fatto Quotidiano a commento dell’articolo di Corlazzoli. Leggetela, e capirete perché Scola può stare tranquillo. Purtroppo.
“Da franco-italiana di madre lingua francese e diplomata oltralpe ti dirò: non è che la laicità c’è cascata dal cielo bella che pronta, l’abbiamo voluta, è un cardine e un pilastro della nostra Repubblica, irrinunciabile. La legge del 1905 che sancisce la separazione dello Stato e della Chiesa è “sacro-santa”. Non si tocca. Non è stato facile farla applicare, nella maggior parte del paese i crocefissi sono stati tolti dalle scuole senza tante storie perché ormai il popolo credeva di più nell’efficacia del vaccino di Pasteur che in quella delle preghiere. E là dove non erano convinti furono tolti manu militari dalla gendarmeria nazionale, perché quando ci vuole, ci vuole. E i recalcitranti si sono fatti una ragione. Non è mai stata rimessa in discussione da allora. Figurati un po’ se siamo disposti, oltre un secolo dopo, a tornare indietro. Ma neanche la maggioranza dei musulmani francesi, si sono laicizzati anche loro. Sì, abbiamo attentati, polemiche furibonde, ma nonostante tutto, pur non essendo particolarmente ottimista, confido nell’irresistibile forza del pensiero laico. Non ci scalfirano i bigotti. Li sconfiggeremo noi“.
Enrico Steidler

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