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Chef Sandrino, una storia vera!
Pubblicato
5 anni fa|

Chef Sandrino e la disoccupazione giovanile. Un esempio locale che è diventato prima glocal e poi assolutamente internazionale per cercare di andare a fondo su un tema che continua a ribollire su tutti i giornali. Anche per avere un’iniezione di fiducia e continuare a crederci se vogliamo..
Non serve Mario Draghi alla Cattolica di Milano per ricordare come la disoccupazione nel nostro Paese resti stabile su livelli inaccettabili, quale lascito indesiderato di una profonda crisi economica che sembra sulla via della regressione. Nelle parole di Draghi “hanno pesato le scelte di politica economica degli ultimi anni ma anche l’asset istituzionale europeo”, andando a colpire soprattutto i neolaureati e i giovani trentenni che magari il primo lavoro lo hanno già perso e faticano e reinserirsi nel mercato in un ambito attinente agli studi ed al percorso formativo seguito.
Le “ricette” contro la disoccupazione passano per un esempio concreto, chef Sandrino
Insomma i problemi sono tanti e secondo le stime della Commissione Europea in Italia la disoccupazione nel 2015 arriva al 12,2 per cento, con proiezioni per il 2016 che non cambiano di molto attestandosi ad un 11,8 per cento circa. Ma come va all’estero? Decisamente meglio con il Regno Unito ad un 5,4 per cento e la Germania al 4,7 per cento tra i Paesi più virtuosi. Fuori dai dati e dalle statistiche può essere tuttavia utile immergersi nel mondo reale. Degli “scoraggiati”, ovvero di quelli che il lavoro non lo cercano nemmeno più, sono piene le testate dei giornali e i talk-show, noi oggi vorremmo evidenziare invece come la testardaggine unita al talento e all’intraprendenza possano rivelarsi vincenti. Parliamo dunque di un esempio concreto, di un giovane alessandrino , classe 1988, che da studente medio si è trovato ad eccellere e ad avere tra i suoi ospiti personalità del calibro di Victoria e David Beckham, Larry Page e Sergey Brin (Google) e Daniel Craig, con soddisfazioni simboliche ma anche remunerative. Non che il passaggio sia semplice, non che ci riescano in molti, ma si può fare. E’ la marcia in più degli italiani che per brillare si trovano costretti a trasferirsi all’estero. E’ l’Italia che non ha paura di cambiare strada, di affrontare la gavetta, dei sonni persi e dell’umiltà di orientarsi all’ascolto. Alessandro Colli o meglio Chef Sandrino, il grande salto ha avuto la capacità di farlo, in tempi non sospetti per l’ Italia, quando andare all’estero non era poi così di moda. Come ci spiega da Barcellona dove sta valutando un importante contratto di lavoro”da quando ho 22 anni vivo all’estero ma questa carriera in cucina è iniziata nel 2013 con gli studi a Londra all’Accademia di Massimo Battipaglia (la Chef Academy of London )” . Tra i suoi ultimi piatti “il mare incontra la terra” con carote, patate, pomodori e sedano croccanti cucinati nel brodo fermati nel ghiaccio e poi marinati in olio allo zafferano, aglio e sale di carbone marinati per un’ora e merluzzo al vapore con “caviale de caballa”.
DUE DOMANDE a Chef Sandrino- Come cambia la cultura culinaria tra Italia e Inghilterra?
“Londra viene definita la capitale del cibo, ma dopo che ho visto tagliolini con il granchio mischiati con insalate mi sono ricreduto, purtroppo tanta gente non ha la cultura culinaria di base come in Italia… Ci sono delle regole da rispettare e gli inglesi non lo capiranno mai, come mettere il formaggio sul pesce, ad esempio. Lo so che è buono ma in un certo livello con un certo prodotto è la cucina che comanda e non il cliente e tante volte queste cose non vengono comprese. Una cottura sbagliata su un tipo di carne ammazza i sapori, non si mette mai il limone a crudo sul pesce perché il limone sovrasta i sapori in moltissimi casi. Io non sono un ‘sapientino’ ho solo studiato tanto e provato con il mio stesso palato le differenze. A mio parare la cucina inglese è una cucina europea rivisitata, fanno piatti molto appariscenti e a volte anche molto buoni…ma quanti grassi usano!”
Hai cucinato allo stadio di Wembley per concerti di grido, all’area hospitality per il grande calcio dell’Arsenal e del Tottenham per esempio, ma soprattutto sei stato tra la cerchia ristretta ed elitaria del segmento luxury di Wimbledon. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
“Wimbledon è stata un esperienza pazzesca, cucinavamo per 2.000 persone al giorno a pranzo e poi la sera per 10 persone (capi e organizzatori del torneo)…era più difficile cucinare e preparare per quelle poche persone che per le 2.000 a pranzo… Mi ricordo quando il mio amico Chef Bruno impegnato con la preparazione per la cena mi aveva fatto vedere la creazione del caviale di fragola, iniziavamo a utilizzare la cucina molecolare, la sferificazione. Usavamo prodotti nuovi come acido alginico, bicarbonato di sodio, cloruro di calcio…L’executive chef di Wimbledon Nathan Standing ne sapeva veramente un sacco di cucina, veramente una grande persona e un grande Chef. Di italiani poi a Wimbledon eravamo in due :io e il mio amico di Roma Bruno, tra l’altro eravamo i più giovani, ma l’eta’ media era comunque bassa sui 30 anni.”
Questa è una storia di cucina vera, non come i tanti reality di oggi dove c’è spazio solo per la spettacolarizzazione, e del resto Chef Sandrino non è un grande appassionato di televisione. Tra i suoi modelli? Chef Canavacciuolo, ma c’è da scommetterci che anche Chef Sandrino stia diventando per molti un modello da seguire.
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