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Articolo 18 vs Marchionne: a che santo bisogna votarsi?
RIFORME INSENSATE- La madre di tutte le battaglie, anzi forse no. Perché prima c’è stata la riforma del Senato e l’abolizione (sì insomma, qualcosa di simile) delle Province. Allora potremo parlare al massimo della zia, della cugina di tutte le battaglie. Sto parlando, naturalmente del “superamento” dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Quel totem ideologico che non serve a nulla. Così sentenziava l’ex premier Silvio Berlusconi. Così si esprime il suo figlio putativo- non è una parolaccia- Matteo Renzi. Insomma il governo si appresta ancora una volta ad immolarsi su questioni che non porteranno un unghia di crescita al Paese. Vuoto a perdere
ARTICOLO 18 PRINCIPIO FONDAMENTALE- Ricordo che l’articolo 18 sancisce un principio fondamentale. Caro datore di lavoro, non puoi licenziare, perché ti sei alzato male dal letto, o perché il dipendente ha un brutto carattere o peggio ancora è un sindacalista, o perché la tua segretaria è un po’ incinta. Chiamasi licenziamento illegittimo, per altri si legge flessibilità. In questo caso l’obbligo di reintegro è un deterrente più efficace di quattro soldi come indennizzo. Questo è l’altro totem. Del resto è notorio che le aziende non assumono in Italia, perché è impossibile licenziare. Non perché il costo lordo di un dipendente è il doppio del salario percepito, non perché la burocrazia ti costringe ad avere uno staff di commercialisti e legali, non perché vincere una gara della PA in modo trasparente è meno probabile di un Matteo Renzi senza camicia bianca. Non si assumono ex parlamentari
LAVORATORI DI SERIE A E B– Si ma ci sono lavoratori tutelati ed altri no. Vero verissimo, come ha ammesso lo stesso segretario della Fiom Maurizio Landini. Il sindacato deve cospargersi il capo di cenere. Per aver permesso uno sfruttamento indegno dei lavoratori più giovani, attraverso contratti staff leasing a progetto, a chiamata, a caso… E’ sacrosanto allineare i diritti di tutti estendendo le norme dell’articolo 18. Quindi ci inventiamo il contratto a tutele progressive, che vengono progressivamente cancellate. Altrimenti si dovrebbe spiegare perché si voglia modificare lo Statuto dei lavoratori, sul demansionamento e controllo a distanza. Mi viene in mente la famosa statistica dei polli: poiché c’è chi ne mangia due, li togliamo a tutti. Almeno la fame è redistribuita. Il tutto naturalmente senza semplificare di una virgola la contrattualità, ridotta ad una giungla. Tutti in Lega Pro
SINDACATI SENZA VISIONE- Le confederazioni sindacali si devono mettere in testa che non ci sono solo pensionati e lavoratori pubblici , ovvero la stragrande maggioranza degli iscritti. La disoccupazione giovanile, è importante ma ci si dimentica della piaga degli under 40 inoccupati. Troppo vecchi per le aziende e troppo giovani per la pensione. Sono i genitori di quei disoccupati tra i 16 e 24 anni che non possono più essere un ammortizzatore sociale, come in passato. Tornare in fabbrica please
ICHINO ARRIVA DA MARTE – Se le visioni sindacali destano perplessità, quelle dei sostenitori della riforma, sfiorano le allucinazioni mistiche. Pietro Ichino– già senatore nel PCI, sic- uno dei protagonisti del new deal giuslavoristico, magnifica Sergio Marchionne e la sua politica industriale in Italia. Come dargli torto? In soli due anni la ex Fiat ha prodotto il 60% in meno di veicoli e chiuso lo stabilimento di Termini Imerese investendo significativamente nella cassa integrazione. Levategli il vino