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La rivincita di Medel: il brutto anatroccolo dal cuore grande

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Gary Medel, centrocampista importantissimo per l'Inter di Mancini

” Lo amo come giocatore per quello che mette sul campo. Se avessimo tutti Medel con quel cuore vinceremmo ogni partita. Tutti Medel? Facciamo 24 Medel e un Messi…”.

Così si era espresso Roberto Mancini al termine di Carpi-Inter, finita 1-2 per i nerazzurri. Così la penserà anche oggi. Forse però Messi non serve più. La rete contro la Roma di Gary Medel, valsa la vittoria e il primato in classifica con la Fiorentina, è molto di più di un semplice gol, è il coronamento di una carriera di sacrificio, è la rivincita verso coloro che l’hanno sempre ridotto ad un semplice portatore d’acqua, che non l’avrebbero mai inserito nel centrocampo di una squadra di vertice, perché la qualità non è quella dei grandi.

QUANDO PARTI DAL NULLA- Se nasci nel barrio di Cerro San Cristobàl, nel distretto di Conchalì, una delle zone più povere di Pudahuel, cittadina nella provincia di Santiago del Cile, sai già che la vita non sarà una passeggiata. Forse da bambino non te ne accorgi e da quelle parti, con il pallone tra i piedi, cominci a sognare. Gary Alexis Medel Soto ha iniziato proprio da qui, dal nulla. La sua abilità nel fùtbol e il suo cuore grande, insieme a quello della sua famiglia, che ha sacrificato tutto ciò che aveva, l’hanno salvato da un futuro dove probabilmente sarebbe diventato un narcotrafficante. Ecco da dove viene tutta la sua rabbia, ecco da dove viene il coraggio del “pitbull“, che non molla mai, perché ne ha viste di tutti i colori, perché tutto ciò che si è guadagnato non deve più farlo ripiombare nella paura.

“Nel mio quartiere ne ho viste di tutti i colori. Lì c’era la vera pressione, altro che giocare alla Bombonera. Un giorno mentre giocavo, mi hanno puntato tre pistole alla tempia”. (Intervista del 2010, ai tempi del Boca). 

LE TANTE CRITICHE- Da quando è arrivato in Italia, forse anche per l’anno difficile dell’Inter in generale, è sempre stato preso di mira. Su tutti Zvonimir Boban, che ad ogni partita dell’Inter, sottolinea come il “pitbull” non possa giocare nel centrocampo nerazzurro:

“A centrocampo è al massimo una buona riserva in una squadra di media classifica. Poverino, non vede l’ora di liberarsi della palla”. 

La storia è sempre la stessa, corre tanto ma non ha i piedi buoni. Certo Medel non sarà Pirlo o Xavi, ma il suo compito non è quello, quest’Inter gioca in maniera diversa. Guardando qualche partita poi, si potrebbe anche capire che quando usa i piedi non è poi così male. Non cadiamo in pregiudizi troppo semplici.

Gary Medel con la maglia della nazionale cilena.

Gary Medel con la maglia della nazionale cilena.

LA RIVINCITA- Oggi Medel è in un club importante, che punta ad arrivare al top in Europa. E’ un jolly irrinunciabile, utile sia a centrocampo che in difesa. Con la nazionale cilena ha vinto una storica coppa America e i suoi allenatori, Mancini e Sampaoli, spendono parole di elogio per lui. Lì a centrocampo servirà tantissimo ai nerazzurri, che non a caso sono attualmente la miglior difesa del campionato.

C’è chi ha molto più talento e lo butta via. Qualcuno non si accorge della fortuna che ha tra le mani, anzi tra i piedi. Il “pitbull” Medel ne ha preso atto, conscio dei suoi limiti mette sempre in campo tutto quello che ha, senza mai dimenticarsi da dove viene, perché lì non ci vuole tornare più.

Amedeo Bonato

Studente di scienze della comunicazione presso l'Università degli studi di Verona e appassionato di giornalismo sportivo.

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