Calcio Estero
Raul Gonzalez Blanco: il Colchonero che ha fatto la storia dei Blancos
Nel calcio ci sono pietre miliari che non vanno toccate, gioielli grezzi da esporre in bacheca che resteranno nella memoria degli amatori per i decenni successivi. Coloro che nonostante tutto rimarranno sempre nei cuori di milioni di tifosi che li hanno visti baciare la maglietta della squadra del cuore, perché quella squadra del cuore non l’hanno mai tradita, o perché hanno fatto qualcosa di talmente eccezionale da guadagnarsi per sempre l’appellativo di leggende. Una di queste è sicuramente Raul Gonzalez Blanco. 18 anni con la “camiseta blanca” sulle spalle per entrar a far parte della storia del club più vincente della storia del calcio. Oggi Raul ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato (38 anni). Stella di Schalke, Al-Sadd, New York Cosmos. E ovviamente del Real.
LA LEYENDA DE RAUL GONZALEZ BLANCO
Ebbene si: quando il ragazzo era solo un 15enne di buone prospettive giocava infatti nell’Atletico fino al momento che l’allora presidente fece chiudere una delle accademie dei “colchoneros” e allora il ragazzo passo al Real, nella Juvenil C. Nemmeno il tempo di ambientarsi che iniziò a segnare con una media di due gol a partita per poi esordire in prima squadra nel novantaquattro (sbagliando anche un gol clamoroso a porta vuota) ed iniziare quel climax fantastico che è stata la sua carriera. La prima rete è arrivata nel derby con l’Atletico la settimana dopo. Da quì nacque il mito. Nonché il primo dei suoi 323 sussulti in maglia Blanca (in 741 presenze, record del Real). Destino beffardo. Inizi a giocare nella squadra di tuo padre, diventi una leggenda dei rivali. Elegante e signore, mai un gesto di stizza o una parola di troppo. Fascia di capitano e mistica blanca. Infine i gol in Europa (77), un record storico combattuto insieme a Inzaghi e oggi frantumato da un altro numero sette. Quello che a Madrid, forse, ha lasciato un segno più di lui, superando ogni traguardo. Altri tempi, altre storie. Ma Raul Gonzalez Blanco resta il mito, la legenda. L’unico rammarico di una carriera ineccepibile? La Roja. Splendido perdente.All’inizio del millennio 2000 la Spagna era l’eterna promessa: una compagine composta da fenomeni, una squadra imponente, sempre chiamata a stare sugli scudi e a dare prove di forza ma che poi non concludeva nulla. Raúl è diventato il manifesto di quelle eterne promesse che si scioglievano come neve al sole e forse questo è il suo grande rammarico. Nel 2006 gioca la sua ultima partita contro l’Irlanda del Nord perdendo 3-2. Aragonés decide di cambiare rotta, Raúl dice addio e chiude un ciclo. Da lì nascerà la Spagna più forte di tutti i tempi, forse una delle squadre più forte di tutti i tempo.
El Capitan Raul Gonzalez Blanco dice addio a Madrid nel 2010. A testimonianza di come il calcio sia romantico sigla il suo ultimo gol in maglia blanca proprio contro il Real Saragozza, dove tutto iniziò. Porta vuota, stavolta non sbaglia. E’ l’ultimo sussulto, adios Madrid. Da lì in poi tanto girovagare fino ad ieri, il giorno in cui un’altra legenda ha appeso gli scarpini al chiodo. Lascia il mondo del pallone uno dei pochi emblemi rimasti del calcio, quello vero, dove non contano i soldi, ma l’amore per la maglia. Diciamo addio ad una leggenda del Real Madrid, l’ultima leggenda, quella con la maglia numero sette dei blancos tatuata sulla schiena.