Football
Icardi specchio dell’Inter: non gioca ma è letale
Poco gioco, un lampo per decidere l’incontro. E’ la descrizione del match di Icardi o dell’Inter? A pensarci bene forse di entrambi. Il pranzo contro il Chievo non è di ottima qualità, ma non va di traverso agli uomini di Mancini. Basta un guizzo improvviso per tenere i nerazzurri al primo posto di una classifica comunque ancora bugiarda. Almeno per il momento.
IL COLPO DEL CAMPIONE – La partita dell’Inter è bruttina, senza personalità e senza orgoglio. Il Chievo ha polmoni e coraggio, e non tarda a mostrarlo ad un Bentegodi quasi vuoto. I nerazzurri non hanno lucidità mentale in ogni reparto, e a tratti sembrano assenti dal campo. Tutti, soprattutto il capitano. Mauro Icardi è un fantasma che si trascina nella trequarti del Chievo senza spaventare nessuno. Qualche movimento a vuoto, pochissimi palloni toccati. Nervoso, snervante. Almeno fino al 40′. Almeno fino a quando Kondogbia butta in mezzo all’area un pallone che Gobbi non sa leggere affatto bene. E allora dribbling e tocco preciso per portare l’Inter in vantaggio. Icardi è lo specchio della squadra: gioca male, a tratti è inesistente, ma con un guizzo può portare a casa i tre punti. Primo gol stagionale, un po’ tardi per le sue capacità. Ma finora ci aveva pensato Jovetic.
MA DI CHE TI LAMENTI? – Già, Stevan Jovetic. Forse la faccia più nera che azzurra della sfida del Bentegodi. Il montenegrino è uno dei pochi che ha il dribbling e l’estro per saltare l’uomo e creare superiorità, ma quando si intestardisce palla al piede rischia di rovinare tutto ciò che fa di buono. Se ne accorge Mancini, che lo richiama più volte. Ma lo Jo-Jo rimbalza avanti e indietro nella trequarti avversaria, senza mai essere davvero pericoloso. Ci si accorge di lui principalmente quando viene sostituito da Palacio con una mezza polemica, ma l’argentino è molto più uomo di sacrificio e d’esperienza per guadagnarsi calci di punizione per recuperare il fiato. Oro colato in una partita in cui l’ossigeno sembra rimasto a San Siro, esaurito nell’urlo liberatorio al gol di Guarin. Più momenti di paura che di gioia al Bentegodi. Ma vincere partite simili non è importante, è fondamentale. Come il gol di Icardi.
IVAN CAVALLO PAZZO – Chi continua ad essere un punto interrogativo di quest’Inter è Ivan Perisic. Il croato gioca una partita da cavallo pazzo, con galoppate tanto travolgenti quanto inefficaci. La corsa di 50 metri che lo porta dalla metà campo nerazzurra all’area avversaria è un cocktail di rapidità e intelligenza tattica potenzialmente letale. Soltanto potenzialmente, perché sul più bello Perisic non vede (o non vuole vedere) Icardi per calciare addosso ad un avversario. Il cavallo pazzo aveva la vista annebbiata dopo una corsa a perdifiato, forse un po’ troppo scriteriata. L’impressione è che da ala renda molto di più da trequartista. Che poi se il Mancio avesse davvero voluto il 4-3-1-2 probabilmente Hernanes sarebbe ancora nerazzurro. Misteri di mercato che solo il tempo farà scomparire. O ricomparire all’improvviso, come l’Inter di un Icardi ad intermittenza. Ma se giocando così male si viaggia così bene non ci si può lamentare troppo. Il tempo per costruire il gioco e trovare una rosa più affiatata c’è. Ed è importante fare risultato prima ancora di essere al top. A Milano lo sanno bene.
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