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Caso Nibali, lo Squalo si difende. Ma la squalifica è giusta

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Segnali preoccupanti oggi per Vincenzo Nibali. Il corridore siciliano dell'Astana ha perso 20" dal vincitore Vuillermoz e 10" dagli uomini di classifica. Ora il suo ritardo da Froome è di 1'48".

E’ durata veramente poco la Vuelta di Vincenzo Nibali, che sicuramente non sta vivendo il miglior anno della sua carriera. Lo Squalo, infatti, è stato espulso per essersi fatto trainare dall’ammiraglia per circa 150 metri. Espulso, insieme al campione italiano, anche Alexander Shefer, il direttore sportivo del team Astana.

LE SCUSE – Nibali si è prontamente scusato per l’accaduto, sottolineando tuttavia come quella di attaccarsi alla vettura del proprio team pur di recuperare terreno sia una pratica abbastanza usuale nelle grandi corse a tappe. “Avrei accettato una maxi multa o una penalizzazione di dieci minuti, ma l’espulsione è eccessiva”, ha dichiarato il messinese.

VERO, MA…- Le parole di Nibali non sono così infondate. Tutti sanno che nel ciclismo, spesso i corridori sfruttano la scia delle proprie ammiraglie per rientrare in gruppo, se non vi si attaccano proprio. Questo tuttavia non può essere una giustificante per l’errore commesso e, sinceramente, da un fuoriclasse assoluto come Nibali, ci saremmo aspettati qualcosa di diverso. Il fatto che “anche gli altri lo fanno” non significa che sia lecito, o, in qualche misura, accettabile. L’esempio classico che si può addurre in queste circostanze è quello dell’evasione fiscale. “Io non pago le tasse perché non lo fa nessuno”. Beh, ci sono mille altri motivi per sottrarsi a tale oneroso obbligo (disobbedienza civile, lotta contro lo stato ecc.), ma questo è sicuramente il più banale di tutti.

PRATICA PERICOLOSA- Oltre che contraria al regolamento, la pratica di attaccarsi alle vetture è estremamente pericolosa. Basta una frenata improvvisa, una buca, e il rischio per l’incolumità del ciclista è altissimo. Questo, uno come Nibali, dovrebbe ben saperlo. E, se si decide di agire contro il regolamento, si accetta, una volta beccati con la mano nella marmellata, la decisione dei giudici. Giudici che, ad ogni modo, dovrebbe avere la mano pesante nei confronti di tutti coloro che agiscono in tal senso. Per togliere alibi e per una questione di equità, non c’è altro modo che questo.

Matteo Masum

Giovane studente di filosofia ed aspirante giornalista, nato nel 1993. Calcio e ciclismo sono gli sport che amo maggiormente, ma la mia vera, grande passione, è la politica, vissuta, sempre e comunque, in direzione ostinata e contraria.

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