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Napoli, tutti i motivi della crisi
Il Napoli è in crisi di risultati e di gioco. Otto punti nelle ultime sette gare ne sono una testimonianza lampante. Benitez sembra aver perso il controllo della squadra. I partenopei ora sono quinti in classifica a -5 dal terzo posto, con concrete possibilità di non disputare la Champions il prossimo anno. Ecco tutte le cause della crisi azzurra.
MERCATO FALLIMENTARE – Tra le prime cause della crisi del Napoli c’è un mercato totalmente sballato nell’ultimo anno. Da gennaio del 2014 sono arrivati al “San Paolo”, Henrique, Ghoulam, Jorginho, De Guzman, David Lopez, Koulibaly, Strinic e Gabbiadini. Di questi, solo l’ex Sampdoria ha dato un valore aggiunto. Gli altri si sono dimostrati giocatori inaffidabili e qualitativamente scarsi. Questo ha bloccato la crescita della squadra soprattutto in fase di non possesso. Quando il Napoli viene aggredito, infatti, chiunque sia l’avversario, va in difficoltà. Il centrocampo non fa filtro, la difesa viene sempre presa d’ìnfilata e i terzini vengono saltati con estrema facilità. Non si vive di solo attacco. Questo a Napoli pare non averlo capito nessuno.
TURNOVER SUICIDA – Altra causa della crisi è il turnover suicida di Benitez. Il tecnico spagnolo si ostina a variare formazione, pur non avendo una rosa qualitativamente di valore in ogni reparto, invece di affidarsi ad un blocco preciso ed apportare variazioni minime. Non si riesce a capire la predilezione dello spagnolo per De Guzman, giocatore incapace di difendere e con piedi talmente poco educati da risultare un uomo in meno anche in fase offensiva. La cosa ha ancora meno senso se si pensa che, per far spazio all’olandese, il Napoli rinuncia a schierare uno tra Gabbiadini e Mertens, ovvero gli unici in gradi di saltare l’uomo e creare la superiorità numerica. In altre circostanze, poi il tecnico ha rinunciato contemporaneamente anche a Callejòn, Hamsik e Higuaìn, infischiandosene del fatto che le troppe sostituzioni avrebbero stravolto gli equilibri della squadra. Insomma, l’ex Liverpool si è dimostrato molto poco abile nella gestione degli uomini.
SQUADRA SENZA NERBO – Altro dato che accusa Benitez: la totale mancanza di carattere della squadra. Il Napoli ha dilapidato molti punti con le piccole per eccessiva leziosità. Invece di essere aggressivi da subito, i partenopei sono spesso entrati in campo boriosi e troppo sicuri di sè. Risultato: la manovra lenta ha permesso alle squadre incontrate di chiudere tutti i varchi, strappando punti importanti. Non è un caso che il meglio di sé, Higuaìn e compagni lo abbiano dato nelle gare di coppa e nei big match, quando, cioè, l’adrenalina è a mille e non c’è bisogno di ulteriori stimoli.
CRISI VARIE – A questi dati vanno aggiunte le crisi di Mertens, Callejòn e Hamsik, giocatori che, lo scorso anno, a turno, trascinarono i partenopei. Ora, invece, sono tutti fermi al pali per motivi diversi. C’è chi non riesce più a segnare (Callejòn), chi non trova continuità nelle prestazioni (Hamsik) e chi ha smarrito la convinzione nei propri mezzi (Mertens). Se si conta che anche Higuaìn ha attraversato, a inizio stagione, un periodo buio, ecco che il quadro si fa fosco. Difficile che il Napoli possa agguantare la Champions attraverso il campionato. Più facile che vi riesca attraverso l’Europa League. Se dovesse fallire l’accesso al torneo più importante, sarebbero molte le teste a saltare a fine stagioni, prima tra tutte quelle di Benitez, uno che, in due anni, è passato da profeta a brocco.
Davide Luciani