Basket
Nba a due velocità, per l’Est è un “far, far West”

Dopo due mesi di partite, è tempo di tirare i primi bilanci in Nba, e la situazione appare già chiarissima. Come da alcuni anni a questa parte, è palese come ormai la lega sia diventata una macchina a due velocità. Da un lato il ricco Ovest, pieno di squadre dal livello più che buono; dall’altro l’Est, che arranca aggrappato alle sue All Star ed è schiavo di progetti sbagliati, squadre mediocri o semplicemente inesistenti (e in Pennsylvania ne sanno qualcosa). Quali sono però i motivi di questa differenza? Scopriamone insieme alcuni.
QUESTIONE DI PROGRAMMAZIONE – La mentalità, prima di tutto. Andando semplicemente a vedere i nomi dei Big (dalla B rigorosamente maiuscola) presenti nelle due Conference, non sembrerebbe esserci tutto questo disavanzo. L’Ovest ha Durant, Westbrook, Curry, Harden e i grandi vecchi: Bryant, Nowitzky e il terzetto di San Antonio. Anche l’Est non scherza, con gente del calibro di Anthony, Rose (al netto dei continui stop), John Wall e – soprattutto – sua maestà LeBron James. Il problema sembrerebbe essere di programmazione, non a caso infatti le squadre più forti della Western, come i Warriors e i Grizzlies sono figlie di un progetto nato parecchi anni fa e affinato negli anni, premiato dall’esplosione di gente come Steph Curry e Marc Gasol. Memphis poi è l’emblema stesso del concetto di squadra che vale di più della somma dei singoli, sulla scia dell’esempio degli Spurs. Ad Est, invece, ci si divide tra presunte grandi squadre (New York in testa) che cambiano progetto una volta al mese e altre che invece vivono le proprie stagioni alla ricerca disperata di un buon piazzamento in chiave Lottery. Il Tanking è il male della Eastern, e non ci sarà sempre LeBron a garantire delle Finals equilibrate.
BROOKLYN RIDE SOTTO I BAFFI – A ringraziare tutto ciò, al momento, sono i Brooklyn Nets, ottavi ad Est pur avendo un record ultra negativo (8-12). Se fossero bagnati dal Pacifico, piuttosto che dall’Atlantico, veleggerebbero in 13a posizione, lontani anni luce da ogni possibile speranza di Playoff. Non è un segreto che il Commissioner Silver stia meditando di rivoluzionare la formula Playoff, con una riforma attraverso la quale si qualificherebbero le prime 16 a prescindere dalla latitudine. Quale sia la soluzione migliore ancora non è chiaro, quello che è certo è che bisogna fare qualcosa in fretta, o ne andrà di mezzo la credibilità dell’intera Nba.
