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Sampdoria, che tridente! Ma se parte Gabbiadini…

La scossa tanto attesa da Mihajlovic arriva nell’ostica trasferta di Verona, dove il successo ai blucerchiati mancava ormai dal 1969. Ancora una volta è il tridente formato da Eder, Okaka e Gabbiadini il fattore che permette alla Sampdoria di volare e di posizionarsi ad un importante quarto posto in classifica che candida sempre di più i blucerchiati per una lotta all’ultimo respiro per la Champions League. Malgrado ciò però non manca un piccolo caso in casa Doria.
CASO GABBIADINI – “Di mercato non mi piace parlare, posso solo dire che avremo le idee chiare e qualsiasi cosa succeda rimarremo competitivi”. Ormai anche Mihajlovic si è arreso all’evidenza dei fatti, infatti uno dei tre tenori che sta facendo sognare la Genova blucerchiata, cioè Manolo Gabbiadini, è ormai destinato a una cessione sicura a Gennaio in direzione Napoli. Cessione che di fatto potrebbe confondere i piani di Sinisa Mihajlovic, che rischia di rinunciare da Gennaio in poi ad uno dei suoi perni. 13 presenze tra Campionato e Coppa Italia, con 7 goal e 2 assist sono attualmente il bottino ottimo dell’ex Atalanta, che però ha anche il merito di aver creato diverse occasioni da goal decisive per i compagni; non ultime quelle a Verona, dove oltre al goal firma l’assist per Okaka e il passaggio che consente a Eder di conquistarsi il rigore del vantaggio.
LE SOLUZIONI PER GENNAIO – Diverse le soluzioni gia al vaglio della dirigenza blucerchiata, che prova a muoversi all’unisono con il proprio condottiero Sinisa Mihajlovic per riuscire a colmare la probabile assenza da Gennaio di Manolo Gabbiadini. I nomi fatti principalmente per raccoglierne l’eredità al momento sono quelli di Josip Ilicic, sempre più in contrasto con l’ambiente Fiorentina e che attende solo che si risolvano le discussioni tra Sampdoria e Fiorentina per il cartellino (la Fiorentina vorrebbe 6 milioni, cifra ritenuta troppo alta dalla Sampdoria). In seconda battuta arrivano i nomi di Cassano e Cikalleshi, esterno dello Spalato finito sul taccuino di Osti.
Dario Di Ponzio
