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Gli arbitri italiani sono i peggiori al mondo, ma solo per noi

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Rocchi intervista colpa mia

Ci risiamo. La tranquillità in casa Nicchi è durata solo 6 giornate, prima che gli svarioni di Rocchi in Juventus-Roma facessero di nuovo traboccare il vaso delle polemiche. Al di la dei soliti amanti del complotto, che puntualmente saltano fuori ogni qual volta i bianconeri vincano degli incontri anche grazie a qualche svista dei direttori di gara, il leitmotiv di queste ore è il solito mantra tanto caro al tifoso medio :”I nostri arbitri sono degli incapaci”. Così, tra interrogazioni parlamentari e richieste all’Uefa di mandare fischietti internazionali per i big match del campionato, il quesito che ci si pone è se davvero gli arbitri italiani siano così scarsi. All’estero, apparentemente, sembrano vederla diversamente.

Nicola Rizzoli, arbitro della finalissima di Brasile 2014.

Nicola Rizzoli, arbitro della finalissima di Brasile 2014

STORIA RECENTE – Statistiche alla mano, il dato è eloquente: dal 2000 ad oggi gli arbitri italiani sono stati quelli più selezionati per le finali dei principali eventi calcistici continentali e mondiali. Per la precisione ben 8 volte, da Braschi in finale di Champions 2000 al Rizzoli “iridato” dell’ultima estate. Proprio il fischietto bolognese è stato il più designato, avendo nel proprio palmares anche l’Europa League 2010 e la Champions 2013. Oltre i già citati, trovano posto in questo “Olimpo degli arbitri” anche Collina (Mondiale 2002 e Coppa Uefa 2004), Farina (Supercoppa Uefa 2006) e Rosetti (Europei 2008). In classifica ci segue la Germania a quota 6 apparizioni, mentre Inghilterra e Olanda sono staccate a 5. Contando anche che in molti casi – Mondiale 2006, Euro 2000 e 2012 e Finali di Champions 2003, 2005, 2007 e 2010 con relative Supercoppe – la presenza di squadre italiane in finale ha reso impossibile la designazione di arbitri nostrani, la statistica diventa ancora più pesante. Tanto odiati in patria quanto amati fuori dai nostri confini, ma qual è il motivo?

SPORTIVITÁ MANCANTE – La ragione è una e una sola: la completa assenza di una minima mentalità sportiva nel nostro Paese. Gli arbitri – e assistenti – potranno azzeccare il 99% delle scelte all’interno di un match, ma sarà sempre l’1% di errori a far pendere il piatto della bilancia. Questo è dovuto all’incapacità – tipica dello stivale – di accettare la sconfitta come parte integrante dello sport (come della vita), unita a una straordinaria propensione verso la ricerca di un capro espiatorio. Vidic sbaglia il retropassaggio? Colpa dell’arbitro che ha annullato due gol dubbi se l’Inter pareggia a Palermo. Gervinho si divora in contropiede il gol dell’1 a 3? Colpa esclusiva della confusione di Rocchi se la Roma è uscita sconfitta dallo Stadium.

ESEMPI D’OLTREMANICA – Anche negli altri paesi gli arbitri sbagliano, e mi meraviglierei del contrario, ma ad altre latitudini evidentemente capiscono che , così come un attaccante può sbagliare un gol fatto, un arbitro può avere una svista colossale. La Premier League, negli ultimi anni ha mostrato come dietro al mostro Webb ci fosse poco o nulla. Sabato, ad esempio, l’inglese Atkinson non ha fischiato un netto rigore per fallo di mano di Fabregas nel derby tra Chelsea e Arsenal. Non per questo però Wenger – non necessariamente un lord per gli standard di cavalleria britannici – è venuto alle mani con Mourinho. Certo, finchè anche la stampa italiana non inizierà – fin dai suoi alti vertici – a capire che forse sarebbe meglio ricondurre la discussione al livello di sport e non di caccia alle streghe, sarà impossibile capire quanto siamo fortunati ad avere la nostra classe arbitrale.

Venticinquenne milanese, amante dello Sport con la passione per la scrittura. Coordinatore per SportCafe24, responsabile della sezione Basket. Neolaureato in Comunicazione e Psicologia.

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