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Football

Pirlo insidia Ronaldo e Messi nella corsa al Pallone D’oro

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CRACOVIA, 26 MAGGIO – Il cucchiaio rifilato a Joe Hart nei quarti di finale di due giorni fa è stata la ciliegina sulla torta di una prestazione sublime per Andrea Pirlo che, dopo la sua partenza da Milano, sta vivendo una seconda giovinezza calcistica. Che fosse importante nella costruzione del gioco della nazionale lo sapevamo già e domenica ci ha rinfrescato la memoria: in 120′ ha corso per 12 kilometri, toccato 190 palloni e ha effettuato con successo 95 passaggi, 12 lanci e 3 assist. Numeri da campione che non possono passare inosservati.

Infatti i campioni del calcio del vecchio continente hanno espresso la loro ammirazione da Xavi a Michael Owen, da Boniek a Panenka. Quest’ultimo fra tutti fu colui che inventò il “cucchiaio” – o anche scavetto o cucchiaino, che dir si voglia – e lo collaudò proprio in occasione della finale degli Europei di calcio del 1976 contro la Germania Ovest. Dopo 120 minuti il risultato rimase sul 2-2 e quindi si procedette ai calci di rigore; il rigore decisivo fu proprio di Panenka che beffò il portiere tedesco. Anche Totti si è complimentato con il  numero 21: “ Che bello vedere la gioia di Gigi Buffon, di Daniele De Rossi e di tutti gli altri, calciatori, tecnici e dirigenti.Ci voleva proprio, ma vedere Andrea Pirlo battere il rigore mi ha portato indietro nel tempo, quando anche io ho battuto il rigore a cucchiaio – 29 maggio 2000, semifinale Europei Italia-Olanda, ndr -“.

Forse questa è la vetrina giusta per Pirlo che davvero può raggiungere l’ambitissimo trofeo che manca ad un calciatore italiano da troppo tempo, approfittando anche delle non ottime prestazioni di Cristiano Ronaldo che arranca con il suo Portogallo. Quando i gornalisti di Tuttosport gli hanno fatto qualche domanda sull’argomento ha risposto con quel suo solito leggero sorrisino:”I complimenti mi fanno piacere ma più ancora i risultati della squadra. Io penso solo alla mia squadra, le altre considerazioni arriveranno dopo. Il cucchiaio, a quel punto dei rigori, era l’unico modo per smontare psicologicamente gli inglesi che erano in vantaggio e che mi sembravano molto tranquilli. Ci andava un’idea per fare vacillare le loro certezze“. Parole di un campione che si è sempre tenuto lontano dai microfoni a causa di quel carattere riservato che lo ha sempre contraddistinto e che forse lo ha penalizzato sotto il punto di vista mediatico ma non per i capolavori che la sua classe ha regalato a tutti i tifosi italiani.

Fabio Pengo

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