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Uruguay, Pepe Mujica da rosso diretto: “La Fifa? Figli di p…”
José Alberto Mujica Cordano, presidente dell’Uruguay dal 1° marzo 2010, non è un uomo politico qualunque, ma una specie di fiore nel deserto. “Pepe”, infatti, così lo chiamano tutti, possiede una qualità ormai quasi estinta fra i suoi simili, una caratteristica che lo contraddistingue e al tempo stesso lo nobilita: l’onestà. A renderlo più unico che raro – e così benvoluto in patria e rispettato all’estero – non è però solo la sua esemplare rettitudine, ma anche la sobrietà (la macchina con cui va in giro è un vecchio maggiolino degli anni 70) e la generosità d’animo: dei 12 mila dollari percepiti ogni mese dallo Stato per il suo lavoro di presidente, Pepe trattiene per sé poco più del 10% (circa 1500 dollari) e il resto lo devolve in beneficenza. “La mia idea di vita è la sobrietà. Concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari”.
RESPECT – Un panda, insomma, il buon Mujica, un uomo che nel periodo più buio e tumultuoso della recente storia uruguaiana pagò con 14 anni di galera (dal 1971 al 1985) la sua adesione al movimento dei Tupamaros – guerriglieri di ispirazione marxista-leninista ostili ai governi più o meno dittatoriali di quell’epoca – e che si è poi conquistato la fiducia del suo popolo anche grazie a doti come il carisma, la disponibilità al dialogo e una larghezza di vedute davvero singolare per un “ragazzo” del ’35 (è da sempre favorevole, ad esempio, ai matrimoni gay e alla legalizzazione della marijuana). La perfezione, però, non è di questo mondo, e anche ai migliori capita di sbagliare, soprattutto se sono tifosi un po’ troppo accesi. “Io non ho visto Luis Suarez mordere nessuno” – disse Mujica nell’immediatezza del fattaccio finito in prima pagina su tutti i giornali del mondo – “Si danno così tanti calci e botte, di solito non è un problema…”. A distanza di pochi giorni, e dopo aver forse rivisto l’episodio incriminato con maggiore attenzione, il focoso Pepe aggiusta saggiamente il tiro ma con esiti ugualmente disastrosi: “E’ giusto che puniscano – sbotta Mujica imbufalito – ma non che infliggano sanzioni fasciste”. Come se non bastasse, preme di nuovo il grilletto e colpisce in pieno i “mandanti” del delitto nell’unica circostanza – a memoria d’uomo – in cui meriterebbero, semmai, di essere elogiati: “La Fifa? Una banda di vecchi figli di puttana”.
E bravo Pepe, davvero un bell’esempio di onestà e di disponibilità al dialogo, non c’è che dire. Va be’, ne prendiamo atto e speriamo che la cosa finisca qui. Errare è umano infatti, e il discorso vale anche per i “miti”, ma perseverare è…Suarez.
Enrico Steidler