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L’origine del male: tutti traditi da Prandelli e Balotelli

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E’l’intervallo di Italia-Uruguay, una delle partite più brutte di tutti i tempi, una delle partite di tutti i giorni per Balotelli. Nervoso, sonnecchiante, superficiale ed irritante come quasi sempre: sulla sua testa pende un’ammonizione che lo costringerà a guardare gli ottavi di finale da spettatore (lo farà comunque) ma ci sono ancora 45 minuti da giocare e pur essendo un banale attaccante, è un rischio pubblico. Il Ct si vede costretto a cautelare una Nazione intera da un ragazzo di 24 anni che non sa badare a se stesso, figuriamoci ad avere senso di responsabilità verso gli altri. E nemmeno fosse il più duro dei difensori centrali, viene sostituito per impedire all’Italia di rimanere in dieci. Da quell’ammonizione, da quella sostituzione, nascerà la nostra eliminazione: ce ne accorgeremo qualche decina di minuti più tardi.

Cesare Prandelli con Mario Balotelli

Cesare Prandelli con Mario Balotelli

DA ROSSI-TONI A CHIELLINI-BUFFON – Entra Parolo, vero forse un eccesso di difensivismo puramente italiano, Marchisio si alza quasi a ridosso di Immobile (ieri di nome e di fatto) e noi rimaniamo con un’unica speranza: non prendere gol. Quei metri più avanti saranno fatali al povero Marchisio, cacciato ignobilmente dalla partita per mano di un “arbitro per caso“: inizia la partita dell’Italia e di tutti gli italiani, quelle che ci piacciono tanto ed in cui ci esaltiamo. Buffon ci salva, soffriamo decisamente poco per essere uno in meno sotto i 30 gradi di Natal alle 2 di pomeriggio, anzi: in contropiede possiamo noi chiudere il discorso qualificazione ma l’Immobile si fa trovare banalmente in fuorigioco su assist geniale di Verratti. Ma nonostante il sole, un vampiro indossa la maglia dell’Uruguay ed azzanna Chiellini (brutto si, ma prenderlo a morsi è un peccato): dinosauro Blatter dice no a quella tecnologia ormai dilagante in tutti gli sport, quindi ingiustizia è fatta. Poi De Sciglio tentenna (come in tutta la partita), non rinvia, Chiellini butta in corner e tutti in area. Nessuno ne parla, allora lo diciamo noi: guardate le immagini, perchè non stiamo sognando, davvero il miglior colpitore di testa al mondo ed eletto difensore dell’anno a livello europeo viene lasciato completamente solo. Segnerà di spalla/schiena, vero, forse questo ci ha spiazzati. Godin decide Mondiali, Liga e quasi anche Champions League con un gol, ma noi pensiamo bene di non marcarlo. Ed ora? Non abbiamo punte, abbiamo finito i cambi: uno lo abbiamo bruciato all’intervallo per cautelarci da uno che farebbe di mestiere l’attaccante ma è più pericoloso di Montero e Materazzi messi assieme con un’ammonizione sulle spalle: poi entra Cassano per Immobile ed in panchina non c’è più nessuno. Abbiamo preferito portare un centrocampista in più (il mai utilizzato Aquilani) con solo due punte di ruolo, Immobili entrambe. Quello che seguirà, negli ultimi dieci minuti, è l’emblema della follia di Prandelli.

Finiremo con Chiellini e Buffon in attacco, con Pirlo che nella punizione decisiva cerca proprio la testona del Gigi Nazionale: nel frattempo sono a casa Toni, Destro e Giuseppe Rossi. Imbottiti di centrocampisti o mezze punte, arrivati al Mondiale dopo un progetto lungo 4 anni, ben avviato con finale ad Euro 2012 e terzo posto alla Confederations ma con la pazza idea di improvvisare alla viglia dell’avvenimento più importante. Usciamo nell’ultima partita, giocata malissimo, per un duplice pacchiano errore dell’arbitro, ma è un deja vù di quanto successo alla Juve col Galatasaray: la qualificazione è stata persa prima. La Costa Rica è stata il nostro Copenaghen e mentre loro si giocheranno un posto ai quarti con la Grecia, noi scegliamo il nuovo bersaglio da crocifiggere.

Mancini, Allegri, Spalletti, siete avvisati: usciamo di nuovo ai gironi, perdiamo di nuovo la faccia. Morsi e rimorsi storici…

Orazio Rotunno

Giornalista pubblicista, coordinatore presso SportCafe24 da oltre due anni. Amo lo sport in ogni sua forma e disciplina, raccontandolo con la voce di chi spesso non ne ha una, con un unico valore trainante. La verità: nel più profondo dei suoi significati.

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