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Le 6 squadre più forti che non hanno vinto il Mondiale
![Zenga portiere dell'Italia incompiuta del Mondiale '90.](https://www.sportcafe24.com/wp-content/uploads/2014/06/zenga.jpg)
Ci siamo. Domani sera inizia ufficialmente il Mondiale 2014, dove Brasile di Scolari e Neymar andrà alla caccia del suo sesto titolo. Sei, come il numero di squadre che nella storia del calcio hanno rappresentato esempi di talento e forza con pochi pari, ma che non sono mai riuscite a vincere il Mondiale. Alcune di queste sono entrate nell’immaginario collettivo, e nella memoria degli appassionati, ancora più di quelle che – nelle rispettive edizioni – hanno poi sollevato la coppa. Prepariamoci a un viaggio lungo più di 50 anni, alla scoperta delle 6 grandi incompiute della storia del Mondiale.
6° POSTO: ARGENTINA 2002 – Finita l’era Maradona, gli argentini seppero costruire una squadra fortissima, pescando soprattutto tra gli “emigrati” in Italia. Almeyda, Samuel, Zanetti, Simeone e Veron costituivano l’ossatura di una rappresentativa piena di talento. L’abbondanza era soprattutto in attacco, dove un campione come Hernan Crespo doveva partire dalla panchina, visto che il titolare era un certo Gabriel Batistuta. Ci si aspettava molto da quell’Albiceleste, ma la corsa degli uomini del “Loco” Bielsa finì già ai gironi. Vittoria con la Svezia, sconfitta con l’Inghilterra e inutile pareggio con la Nigeria. Argentini a casa, e il fantasma del Pibe de Oro continua ad aleggiare ancora oggi.
5° POSTO: ITALIA 1990 – Inutile girarci attorno, gli Azzurri di Vicini erano i grandi favoriti del Mondiale organizzato in casa. Avevano una delle difese più forti di tutti i tempi, con Zenga in porta e le “coppie milanesi” Ferri-Bergomi (Inter) e Maldini-Baresi (Milan) davanti. In attacco, oltre ai conclamati Vialli e Baggio, il Ct scoprì inaspettatamente la verve realizzativa del predestinato carneade Totò Schillaci. Il calcio però è uno sport maligno, nel quale basta un gol per far crollare anche il più solido dei castelli. L’uscita maldestra di Zenga è negli incubi di una generazione, il pareggio di Caniggia anche. Ai rigori vinse l’Argentina di Maradona, poi sconfitta in finale dalla Germania, e le “Notti Magiche” dell’estate ’90 restano una clamorosa occasione sprecata.
4° POSTO: BRASILE 1982 – Per molti, sia a San Paolo che a Rio de Janeiro, è stata la più forte Seleçao di sempre. La classe di Zico e Falcao in mezzo, la leadership di Socrates e i polmoni di Toninho Cerezo e Junior a tutto campo, in attacco il funambolico Edèr. Uniche pecche una punta non all’altezza – Serginho – e un portiere poco più che coreografico come Valdir Peres. Dopo aver ubriacato di gol tutti gli avversari del girone, i verdeoro scherzarono con l’Argentina e si apprestarono a qualificarsi alle semifinali affrontando l’Italia. Al Sarrià di Barcellona però furono gli azzurri a festeggiare: Rossi segnò anche con lo sguardo, Zoff negò il pareggio nel finale e l’Italia volò a vincere il suo terzo Mondiale. La sconfitta gettò nello sconforto i brasiliani, tanto che anni dopo Paolo Rossi – soprannominato “O Charrasco do Brasil”, il Boia del Brasile – diede alla sua autobiografia l’eloquente titolo di: “Ho fatto piangere il Brasile”.
3° POSTO: OLANDA 1974 – Gli anni ’70 non sono stati un decennio, ma uno stato d’animo. Caratterizzati da capelli lunghi e barbe incolte sdoganarono uno stile di vita disinibito e meno ingabbiato dalle regole rigide della società. Anche il calcio si liberò dalle catene della tattica tradizionale, e a farlo fu soprattutto la nazionale allenata da Rinus Michel. L’Olanda giocava senza ruoli fissi, tutti sapevano fare tutto, e lo facevano benissimo. La squadra di Cruijff è il simbolo di una generazione incompiuta, infatti gli Orange, dopo aver incantato il mondo per un mese, crollarono a un centimetro dal traguardo. Segnarono in finale dopo un minuto – e zero tocchi di palla degli avversari – col rigore di Neskeens, ma si fecero rimontare da Breitner e Muller. Il titolo andò alla Germania, e il mondo lentamente tornò alla normalità.
2° POSTO: UNGHERIA 1954 – Immaginate una squadra che possa contare contemporaneamente su Cristiano Ronaldo, Messi, Iniesta e Buffon. Ecco, negli anni ’50 questa squadra esisteva, ed era l‘Ungheria. I Magiari anticiparono di decenni alcune delle soluzioni tattiche in voga ancora adesso. Il “Falso nove” per esempio, interpretato alla grande dal centravanti arretrato Hidegkuti. Attorno a lui un tourbillon di talenti del calibro di Puskas, Czibor e Kocsis, presidiati dal super portiere Grosics. Questa compagine fu soprannominata l’Aranycsapat, ossia letteralmente la “Squadra D’Oro”. Non persero initerrottamente per quattro anni, vincendo le Olimpiadi del 1952 e marciando in maniera a dir poco trionfale nel Mondiale di Svizzera 1954. In finale ritrovarono la Germania, umiliata 8-3 nel girone, e tutto lasciò presagire l’ennesima sinfonia. Avanti 2-0 dopo 8 minuti, l’Ungheria si fece clamorosamente rimontare, complice un infortunio di Puskas e una tenuta atletica più che sospetta dei tedeschi. La politica fece dissolvere la Squadra D’Oro pochi anni dopo, che negli occhi di tutti rimarrà une delle più grandi incompiute di sempre.
1° POSTO: BRASILE 2006 – Dal trionfo del 1970 in poi, quando il Brasile si è trovato a gestire una nidiata di talenti da Dream Team, le cose non sono andate benissimo. L’abbiamo visto nell’82, e lo abbiamo rivisto 8 anni fa, ai Mondiali di Germania 2006. Nella classifica All Time delle squadre verdeoro, quella di Parreira occupa sicuramente uno dei primissimi posti. Rispetto a quella del Mundial spagnolo aveva anche un portiere affidabile – Dida – e uno dei centravanti più forti di sempre, il Fenomeno Ronaldo. L’attacco di quel Brasile fu battezzato “O quadrado magico” (il quadrato magico): Ronaldo, Kakà, Ronaldinho e Adriano tutti insieme a inventare e divertire, con gente come Ze’ Roberto e Robinho in panchina. Erano dei Superman, di gran lunga i più forti di tutti, ma vennero eliminati dalla loro personalissima Kryptonite, incarnata in un marsigliese, al secolo Zinedine “Zizou” Zidane. Lo stesso uomo che 8 anni prima castigò i verdeoro nella finalissima di Francia ’98 servì l’assist al bacio per Henry, che decretò l’uscita del Brasile. Come nel 1982 una generazione dalla classe spaventosa si arenò a un passo dalle semifinali, in un Mondiale poi vinto dall’Italia. Non pare anche a voi, guardando bene, che pure il Brasile di quest’anno non sia poi così malaccio?
Simone Viscardi (@simojack89)
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