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Agostino Di Bartolomei, un capitano immortale
Agostino Di Bartolomei era un uomo solo anche quando era circondato da milioni di persone. Giocava da libero, ma si sentiva in catene nell’Inferno della vita. Era un leader silenzioso ma fortemente carismatico, simbolo di un calcio che non c’è più. In una parola, era un capitano. Di Bartolomei non c’è più, si è tolto la vita in una tragica mattina di vent’anni fa, ma il suo ricordo è vivo nei cuori di tutti gli sportivi e di chiunque abbia avuto la fortuna di incontrarlo.
L’ULTIMO RIGORE – Il trenta maggio è un giorno che i tifosi della Roma portano dentro con pochi sorrisi e tanta amarezza. In una notte di trent’anni fa la squadra di Liedholm giocò all’Olimpico una finale della Coppa dei Campioni, persa ai rigori contro il Liverpool. Dieci anni dopo persero il loro capitano, portato via da un destino ingeneroso. La vita non guarda in faccia nessuno, neanche i capitani. Di Bartolomei si sentiva solo ed abbandonato sul viale del tramonto dal mondo del calcio, il suo mondo. Ago amava il suo sport, ma in molti si erano dimenticati di lui. Di Bartolomei calciò l’ultimo rigore con in mano una Smith & Wesson calibro 38. Nessuno poté far nulla per fermare la sua rincorsa.
DI BARTOLOMEI NON È MORTO – In quel momento la sua Roma si fermò. Il giallo ed il rosso, colori tatuati sulla sua pelle e simboli di una vita, sfumarono improvvisamente. Il calcio gli aveva dato tanto, ma si riprese tutto con gli interessi. Tuttavia Di Bartolomei non è morto. Di Bartolomei vive nei cori dei suoi tifosi e di chi non l’ha dimenticato. Il suo essere eroe atipico è ancora oggi un esempio per chi si innamora del gioco del calcio. Come tutti i grandi capitani, è diventato immortale.
Antonio Casu
@antoniocasu_