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Pro Recco, squadra mondiale di una provincia ingrata

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Si dice sempre che storia e leggenda sono due cose diverse, ma il discorso non vale per la Pro Recco, uno dei club più titolati del mondo e quasi sinonimo, ormai, dello sport che rappresenta, la pallanuoto. Ieri sera la squadra che fu del “Caimano” Eraldo Pizzo (insieme a Manuel Estiarte il più grande giocatore di tutti i tempi) ha sgretolato le speranze di gloria del fortissimo Brescia – sconfitto in finale per il terzo anno consecutivo – e ha messo in bacheca il 28.mo titolo nazionale, 49.mo trofeo della sua storia leggendaria.

CHAPEAU, CHAPEAU, CHAPEAU! – Tanto per dare un’idea di che cosa stiamo parlando, solo due club, in Europa, hanno vinto 7 Coppe dei Campioni come i liguri, il Partizan di Belgrado (1 milione e 339 mila abitanti) e il Mladost di Zagabria (quasi 800 mila); il Posillipo di Napoli (960 mila), secondo club italiano in classifica, ne ha vinte 3, e un sodalizio glorioso e schiacciasassi (59 scudetti) come il Barcellona – 1 milione e 620 mila – soltanto una. E se ai più prestigiosi titoli continentali aggiungiamo le 5 Supercoppe Europee, le 9 Coppe Italia e i 2 grandi slam (Campionato, Coppa Italia, Coppa dei Campioni e Supercoppa Europea, nel 2006-07 e 2007-08), e pensiamo che tutto ciò se l’è pappato la squadra di una cittadina di appena 10 mila abitanti, allora è facile capire perché è necessario ricorrere alla parola leggenda quando si parla dei biancocelesti, autentico miracolo italiano di quel miracolo che è lo Sport.

La piscina di Punta Sant'Anna a Recco

La piscina di Punta Sant’Anna a Recco

LA PICCOLA PROVINCIA – Ma torniamo sulla Terra, perché se la Pro Recco è nell’Olimpo tutto ciò che la circonda invece no, e fa parte di una realtà a dir poco meschina e provinciale. Dovete sapere, infatti, che sono ormai sei anni che la squadra di Tempesti & Co. è costretta a giocare le gare casalinghe in trasferta (a Genova o nella confinante Sori come ieri sera) a causa di una piscina (quella di Sant’Anna) ridotta a rudere semi-inagibile, e che agli antipodi di una gloria planetaria c’è proprio l’imperdonabile mediocrità delle istituzioni locali. Venite a Recco e date un’occhiata in giro: non c’è un solo cartello, cercatelo pure ma non lo troverete, su cui sia scritto “Benvenuti nella capitale della pallanuoto”, oppure “Questa non è una città, è una leggenda”. Niente, nulla di nulla, neppure una piccola insegna. E considerando la forte vocazione turistica di questa località – a due passi da Camogli e dal Monte di Portofino – la mancanza di simili doverosi richiami (da tradurre almeno in inglese, of course) è forse il segno più “tangibile” della noncurante inefficienza degli amministratori locali ma anche, e soprattutto, di un’ingratitudine pazzesca.

E QUELLA PIU’ GRANDE – E se a Recco ogni pensiero è rivolto alla focaccia al formaggio e alla sagra dell’8 settembre, nel resto del Belpaese le cose non vanno meglio: la Federnuoto sembra ignorare il valore (inestimabile) del sodalizio ligure, e all’ostilità delle istituzioni sportive si somma l’atteggiamento di sostanziale indifferenza dei media, cui importa poco della Pro e ancor meno della pallanuoto. Che peccato. Sappiamo fare cose meravigliose, ma poi le trascuriamo come se fossero altrui.

Va bè, non importa. Consoliamoci pensando che milioni di italiani sanno benissimo che cos’è la Pro Recco e perché è così famosa, e che da loro, in questo momento, si leva idealmente un pensiero che è come un grande coro: forza biancocelesti, forza immensa Pro Recco: l’Italia, anche se è un po’ distratta, è orgogliosa di te.

Enrico Steidler

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